Biblioteca San Giorgio, Pistoia


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I verbi della San Giorgio.

 

Fermarsi alle trasparenze

7 giugno - 23 giugno 2022 - Vetrine e spazi espositivi interni

 


Inaugurazione con l'autore: giovedì 9 maggio 2022 alle ore 17

Invito
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Raffaello Gori, ha un'esperienza artistica di quasi settant'anni. Il suo percorso, dagli anni '60, si è qualificato essenzialmente nell'arte informale finché, nel 1975, “scoprì” un materiale come la carta velina che, opportunamente sfruttata, poteva permettere soluzioni interessanti e nuove sulla resa pittorica della trasparenza. Per arrivare alla soluzione tecnica attuale (la fragilità del materiale da luogo a limiti ardui da risolvere) gli sono occorsi molti anni, per cui, parallelamente alle esperienze segniche e informali cercava soluzioni praticabili con altri materiali (plexiglas, seta per serigrafia, plastica) però con pazienza e intuizione ha raggiunto il risultato che desiderava, come dimostra l'alto livello tecnico/estetico/espressivo delle opere presenti nella mostra. A Gori interessa la sperimentazione e così quel suo “Fermarsi alla trasparenze” lo ha indotto a seguire la linea analitica dell'arte: ovvero quel processo “antiromantico” che vuole nella speculazione mentale il rapporto con l'innovazione dei linguaggi (vedi Seurat, Picasso cubista, Mondrian, Moholy Nagy, Max Bill. Albers...) per cui il suo lavoro rientra a pieno titolo tra quelli che gli esecutori ritengono ancora possibile possa essere il frutto dell'apporto impeccabile della manipolazione e quindi, senza ricorrere alle comode tecniche digitali. Il risultato? Una sequenza di variabili sì sulle trasparenze ma, sorprendente, pure l'inaspettato “accendersi” - nel quadro/contenitore predisposto dall'artista - di luci colorate inesistenti. Una “magia” tecnica generata dalla proprietà traslucida del mezzo (la carta velina) sovrapposta, ma distanziata, da un fondo sul quale Gori inserisce cartoncini a colori organizzati secondo composizioni semplici e minimali. Una mostra a sorpresa dunque, da contemplare come l'ipnotico baluginare chimico delle lucciole.

[Siliano Simoncini]

 

... Ed ecco che la soluzione gli si presentava per via concettuale: se il processo della fenomenizzazione pittorica su "quella" superficie poteva dirsi esaurito, se ormai se ne doveva ammettere l'inattualità, bisognava cercare un altro territorio. Rovesciando la tela, Gori poteva cominciare daccapo.
Ma la decisività di questa operazione consisteva piuttosto nell'aver individuato la polivalenza del medium, del supporto, nell'averne cioè scoperto un ulteriore potenziale comunicativo. In una fase successiva, le veline bianche incollate sulla superficie dipinta, prima che esprimere un proprio specifico formale, alluderanno ad una dimensione "altra", ad un diaframma tra momento mentalepercettivo e momento storico-esistenziale-poetico.Con l'adozione della plastica trasparente, Gori ha ancor più radicalizzato il processo. La superficie, il teatro d'azione, si scinde: tra la tela dipinta e la sua velatura c'è uno scollamento, il vuoto, lo spazio fisico che è anche una distanza raggiunta. Al di là, gli antichi segni appaiono ancora più remoti e attraverso il lucore opalescente della plastica assumono una smarrita, bergsoniana risultanza mnemonica. La scissione, giocata su rapporti cromatici convenzionali quali il bianco e il grigio - e cioè sul non-colore - pur senza tradire la vocazione fondamentalmente pittorica di Gori, sottintende anche il perseguimento e l'assunzione della materia ad un suo autonomo quoziente linguistico.
"Con la pittura - sono le parole di Gori - si arriva sempre ad un punto morto, anche se si può fare il quadro più bello del mondo. Con la materia, invece, il discorso è pressoché inesauribile". Ma la dichiarazione va interpretata estensivamente. La materia, e la profezia è fin troppo facile, gli servirà ad uscire dai luoghi deputati della pittura (che, ormai lo sappiamo, gli stanno diventando stretti) e a manometterne il senso, fino a perseguire quel suo antico disegno del quadro “totale”.

[Giuliano Serafini]

Raffaello Gori nasce a Pistoia nel 1936, vive e lavora tra Prato e Marliana (PT). Nel 1972 si iscrive all’Accademia Cappiello di Firenze dove si diploma nel 1975 in grafica pubblicitaria. Dopo un periodo di ricerca nell’imprinting figurativo nei primissimi anni ’70, il suo lavoro cambia radicalmente portandolo ad affiancare all’uso del colore nuovi materiali non propriamente dediti all’arte e scoperti nei suoi studi accademici. Nasce quindi una nuova ricerca non più figurativa, che volge il proprio percorso verso un’astrazione sempre più minimalista, fino ad arrivare al monocromatico nel 1976. Nel 1974 scatta l’intuizione: inizia a dipingere sul retro della tela, applicando sul telaio una sorta di coperchio di carta velina dipinta e/o neutra, il risultato che ne ricaverà sarà un mix di contrapposizioni fra trasparenze e colore, pieni e vuoti che cambiando punto d’osservazione assumeranno tonalità e contrasti differenti.

 

 



 

 

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