Una stella incoronata di buio
Dall'autrice di Come mi batte forte il tuo cuore, un nuovo e bellissimo testo che ripercorre i segreti, le bugie, ma soprattutto le storie delle persone negli anni di Piazza della Loggia. Siamo nel 28 maggio del 1980 quando Benedetta Tobagi, a soli tre anni, assiste all’omicidio del padre , Walter Tobagi, giornalista di spicco del Corriere della Sera, da parte dai terroristi della «Brigata XXVIII marzo», di cui facevano parte figli di famiglie della borghesia milanese (Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano). Alla figlia sono rimasti pochi ricordi personali, ma gli articoli, i diari le pagine scritte da suo padre assumono una forte valenza mnemonica e sociale. Decide di ricostruire la vita pubblica e privata del padre, partendo da un motto tratto dall’Etica di Spinoza, che già aveva guidato l’ acribico lavoro del giornalista Tobagi: humanas actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere - non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, nè disprezzarle, ma comprenderle. A guidare le inchieste giornalistiche di Bendetta Tobagi, attualmente collaboratrice di Repubblica e studentessa di dottorato in storia presso il dipartimento di italianistica della University College di Londra, la consapevolezza che la perdita del padre non è stata solo una vicenda personale, ma, ha cambiato l’assetto di una società che avrebbe potuto essere diversa, migliore, se il terrorismo non avesse agito così fortemente in quegli anni. Solo sei anni prima, in un cupo e piovoso 28 maggio un’altra stage “impunita”; siamo in piazza della Loggia a Brescia, in una manifestazione contro la recrudescenza degli atti di violenza fascista nella città, quando durante le parole del sindacalista Franco Castrezzati viene fatta esplodere una bomba, nascosta in un cestino della spazzatura, provocando otto morti e centodue feriti. Dal giorno della strage viene conservato sotto vetro il manifesto del comitato antifascista con le sigle dei partiti e dei sindacati che hanno convocato la manifestazione; dopo la sentenza ci hanno appiccicato su un cartello “In questo luogo il 28 maggio 1974 non è successo niente”. Ma Benedetta Tobagi sa che non è così: nel 2007 incontra a L’Infedele, puntata dedicata alle vittime degli attentati terroristici, Manlio Milani, operaio bresciano e protagonista della manifestazione antifascista organizzata a Brescia, durante la quale ha perso sua moglie Livia. Da quel momento Benedetta comincia a frequentare la sede della Casa della memoria di Brescia della quale Manlio è l'anima, nella sua veste di instancabile presidente dell'Associazione familiari delle vittime. Così, da un intenso rapporto di identificazione e da un passaggio generazionale condiviso nella "luce segreta della perseveranza", è nato questo commuovente libro: il ritratto di Livia e degli altri amici rimasti vittime dell'attentato si allarga pagina dopo pagina nel contesto della città percorsa da tensioni sociali e scontri ideologici, fino a dare vita a un affresco d'insieme della penisola degli anni Settanta. Le umane speranze, la storia d'amore tra Manlio e Livia, suggellata dalla bellissima foto in cui il marito le solleva la testa dopo l'attentato, le amicizie tra i vari componenti del partito si ricompongono in un impianto storiografico veritiero descritto dalla Tobagi attraverso una voce lucida e coraggiosa, che invoca rigore storico contro le strumentalizzazioni del potere propagandistico.
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Ultimo aggiornamento venerdì, 27 febbraio 2015
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Dall'autrice di Come mi batte forte il tuo cuore, un nuovo e bellissimo testo che ripercorre i segreti, le bugie, ma soprattutto le storie delle persone negli anni di Piazza della Loggia. Siamo nel 28 maggio del 1980 quando Benedetta Tobagi, a soli tre anni, assiste all’omicidio del padre , Walter Tobagi, giornalista di spicco del Corriere della Sera, da parte dai terroristi della «Brigata XXVIII marzo», di cui facevano parte figli di famiglie della borghesia milanese (Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano). Alla figlia sono rimasti pochi ricordi personali, ma gli articoli, i diari le pagine scritte da suo padre assumono una forte valenza mnemonica e sociale. Decide di ricostruire la vita pubblica e privata del padre, partendo da un motto tratto dall’Etica di Spinoza, che già aveva guidato l’ acribico lavoro del giornalista Tobagi: humanas actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere - non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, nè disprezzarle, ma comprenderle. A guidare le inchieste giornalistiche di Bendetta Tobagi, attualmente collaboratrice di Repubblica e studentessa di dottorato in storia presso il dipartimento di italianistica della University College di Londra, la consapevolezza che la perdita del padre non è stata solo una vicenda personale, ma, ha cambiato l’assetto di una società che avrebbe potuto essere diversa, migliore, se il terrorismo non avesse agito così fortemente in quegli anni. Solo sei anni prima, in un cupo e piovoso 28 maggio un’altra stage “impunita”; siamo in piazza della Loggia a Brescia, in una manifestazione contro la recrudescenza degli atti di violenza fascista nella città, quando durante le parole del sindacalista Franco Castrezzati viene fatta esplodere una bomba, nascosta in un cestino della spazzatura, provocando otto morti e centodue feriti. Dal giorno della strage viene conservato sotto vetro il manifesto del comitato antifascista con le sigle dei partiti e dei sindacati che hanno convocato la manifestazione; dopo la sentenza ci hanno appiccicato su un cartello “In questo luogo il 28 maggio 1974 non è successo niente”. Ma Benedetta Tobagi sa che non è così: nel 2007 incontra a L’Infedele, puntata dedicata alle vittime degli attentati terroristici, Manlio Milani, operaio bresciano e protagonista della manifestazione antifascista organizzata a Brescia, durante la quale ha perso sua moglie Livia. Da quel momento Benedetta comincia a frequentare la sede della Casa della memoria di Brescia della quale Manlio è l'anima, nella sua veste di instancabile presidente dell'Associazione familiari delle vittime. Così, da un intenso rapporto di identificazione e da un passaggio generazionale condiviso nella "luce segreta della perseveranza", è nato questo commuovente libro: il ritratto di Livia e degli altri amici rimasti vittime dell'attentato si allarga pagina dopo pagina nel contesto della città percorsa da tensioni sociali e scontri ideologici, fino a dare vita a un affresco d'insieme della penisola degli anni Settanta. Le umane speranze, la storia d'amore tra Manlio e Livia, suggellata dalla bellissima foto in cui il marito le solleva la testa dopo l'attentato, le amicizie tra i vari componenti del partito si ricompongono in un impianto storiografico veritiero descritto dalla Tobagi attraverso una voce lucida e coraggiosa, che invoca rigore storico contro le strumentalizzazioni del potere propagandistico.
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