Storia di una vita
“Alla fine del primo anno di scuola terminarono per me gli studi regolari: era scoppiata la Seconda guerra mondiale e la nostra vita ne fu sconvolta. Nel giro di poche settimane il bambino di sette anni, circondato da molto calore e amore, si trasformó in un orfano di madre, in un trascurato bambino del ghetto, che più tardi finì col trascinarsi dietro a suo padre nelle marce punitive attraverso le steppe dell'Ucraina”. Appelfeld racconta la sua storia con la spontaneità di chi si lascia guidare dai ricordi e non si preoccupa di mettere ordine tra i frammenti di memoria. La sensazione che se ne ricava è di una confessione liberatoria e matura, di quelle che la penna riesce a cogliere solo dopo un travagliato percorso interiore che conduce alla consapevolezza di se stessi. L’autore riesce a recuperare faticosamente la propria voce attraverso la scrittura, regalando al lettore pagine di intensa partecipazione e commozione
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Ultimo aggiornamento mercoledì, 18 dicembre 2013
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“Alla fine del primo anno di scuola terminarono per me gli studi regolari: era scoppiata la Seconda guerra mondiale e la nostra vita ne fu sconvolta. Nel giro di poche settimane il bambino di sette anni, circondato da molto calore e amore, si trasformó in un orfano di madre, in un trascurato bambino del ghetto, che più tardi finì col trascinarsi dietro a suo padre nelle marce punitive attraverso le steppe dell'Ucraina”. Appelfeld racconta la sua storia con la spontaneità di chi si lascia guidare dai ricordi e non si preoccupa di mettere ordine tra i frammenti di memoria. La sensazione che se ne ricava è di una confessione liberatoria e matura, di quelle che la penna riesce a cogliere solo dopo un travagliato percorso interiore che conduce alla consapevolezza di se stessi. L’autore riesce a recuperare faticosamente la propria voce attraverso la scrittura, regalando al lettore pagine di intensa partecipazione e commozione
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