Ritratto di Tiziano Terzani, di Nicola Magrin
Tiziano e il suo amico himalayano
(idropittura su tela; 147 x 160 cm)
A sancire il legame di affetto e amicizia che lega la famiglia Terzani con la città di Pistoia, vi è il ritratto "Tiziano e il suo amico himalayano" realizzato da Nicola Magrin, donato al Comune di Pistoia il 13 giugno 2008 in occasione dell'intitolazione dell'Auditorium della San Giorgio al giornalista scomparso. La storia del dipinto racconta che, dopo la lettura dell'opera "In Asia", l'artista dipinse un ritratto del giornalista ,di spalle, in compagnia di alcuni corvi, e decise di mandarne uno schizzo a Angela Staude Terzani, che gli rispose colpita dall'intensità dell'opera e dalla capacità di far rivivere lo spirito che animava Terzani nel periodo in cui visse in Himalaya.
Il risultato è un'immagine ieratica, con un profondo spirito quasi bizantineggiante, capace di emanare una sacralità terrena, eppure avvolgente nei chiaroscuri densi e intrecciati, a raccontare la sensibile introspezione, di un' opera che viene dal silenzio, dalla meditazione profonda, dallo scavare in ciò che si ha dentro. Sempre sensibile ai volti, la ricerca pittorica di Nicola Magrin prende infatti le mosse da un personale rapporto con il viaggiare, non solo come possibilità di conoscere culture diverse, ma anche come fonte di crescita culturale ed esercizio di una spiritualità dilatata.
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Ultimo aggiornamento sabato, 12 ottobre 2013
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Tiziano e il suo amico himalayano
(idropittura su tela; 147 x 160 cm)
A sancire il legame di affetto e amicizia che lega la famiglia Terzani con la città di Pistoia, vi è il ritratto "Tiziano e il suo amico himalayano" realizzato da Nicola Magrin, donato al Comune di Pistoia il 13 giugno 2008 in occasione dell'intitolazione dell'Auditorium della San Giorgio al giornalista scomparso. La storia del dipinto racconta che, dopo la lettura dell'opera "In Asia", l'artista dipinse un ritratto del giornalista ,di spalle, in compagnia di alcuni corvi, e decise di mandarne uno schizzo a Angela Staude Terzani, che gli rispose colpita dall'intensità dell'opera e dalla capacità di far rivivere lo spirito che animava Terzani nel periodo in cui visse in Himalaya.
Il risultato è un'immagine ieratica, con un profondo spirito quasi bizantineggiante, capace di emanare una sacralità terrena, eppure avvolgente nei chiaroscuri densi e intrecciati, a raccontare la sensibile introspezione, di un' opera che viene dal silenzio, dalla meditazione profonda, dallo scavare in ciò che si ha dentro. Sempre sensibile ai volti, la ricerca pittorica di Nicola Magrin prende infatti le mosse da un personale rapporto con il viaggiare, non solo come possibilità di conoscere culture diverse, ma anche come fonte di crescita culturale ed esercizio di una spiritualità dilatata.
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