Distopia al femminile
Agli uomini non è più permesso di guidare automobili.
Agli uomini non è più consentito di possedere aziende.
Agli uomini non è più permesso di riunirsi, nemmeno in casa, in gruppi più grandi di tre, senza una donna presente.
Agli uomini non è più consentito votare – perché i loro anni di violenza e indegnità hanno dimostrato che non sono adatti a prendere decisioni o a governare.
Una donna che colga un uomo a disubbidire a queste leggi in pubblico è non solo autorizzata, ma tenuta a punirlo immediatamente.
[da Ragazze elettriche di Naomi Alderman, Nottetempo, 2017]
Il termine distopia è un neologismo coniato nel 1868 dal filosofo inglese John Stuart Mill come contrario del lemma utopia. Laddove il romanzo utopico è la descrizione di un’immaginaria società ideale, in cui regnano la pace, l’armonia e la giustizia, il romanzo distopico è la prefigurazione di un sistema sociale e politico del futuro descritto in termini fortemente negativi. Partendo dall’evoluzione di tendenze e condizioni contemporanee negative, la distopia crea un possibile futuro mondo distorto, cercando di mettere in evidenza i pericoli a cui si andrà incontro se si continuerà la via attualmente intrapresa. Il genere distopico può avere molte facce e una delle più interessanti è quella che mette in luce la creazione di comunità che sostengono l’agency femminile, cioè la capacità di agire in modo libero e autonomo. Al centro delle distopie femminili vi sono inoltre le questioni di genere, la violenza contro le donne e la funzione esclusivamente riproduttiva delle stesse. Nel mese che celebra la festa delle donne abbiamo deciso di rendere omaggio alle scrittrici e alle protagoniste che usano il filone distopico per esprimere la crescente preoccupazione per lo stato attuale della società. Un modo diverso, forse, inconsueto per celebrare la forza e la resilienza delle donne che parte dal presupposto che molte scrittrici, confermando il dovere morale e etico della letteratura, narrano per salvaguardare i diritti delle donne, strappando il lettore dall’apatia, prima che sia troppo tardi.
(versione pdf) (allegato)
La sorellanza di Christina Dalcher, Nord, 2022
Klara e il sole di Kazuo Ishiguro, Einaudi, 2021
2084. La dittatura delle donne di Gianni Clerici, Baldini Castoldi, 2020
I testamenti di Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 2019
Vox di Christina Dalcher, Nord, 2018
Di ferro e d'acciaio di Laura Pariani, NNE, 2018
Miden di Veronica Raimo, Mondadori, 2018
L'isola dei senza memoria di Yoko Ogawa, Il Saggiatore, 2018
Ragazze elettriche di Naomi Alderman, Nottetempo, 2017
Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 2017
Gli scaduti di Lidia Ravera, Bompiani, 2015
La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi, Multiplayer.it, 2014
Hunger games di Suzanne Collins, Mondadori, 2009
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Ultimo aggiornamento martedì, 28 febbraio 2023
Agli uomini non è più permesso di guidare automobili.
Agli uomini non è più consentito di possedere aziende.
Agli uomini non è più permesso di riunirsi, nemmeno in casa, in gruppi più grandi di tre, senza una donna presente.
Agli uomini non è più consentito votare – perché i loro anni di violenza e indegnità hanno dimostrato che non sono adatti a prendere decisioni o a governare.
Una donna che colga un uomo a disubbidire a queste leggi in pubblico è non solo autorizzata, ma tenuta a punirlo immediatamente.
[da Ragazze elettriche di Naomi Alderman, Nottetempo, 2017]
Il termine distopia è un neologismo coniato nel 1868 dal filosofo inglese John Stuart Mill come contrario del lemma utopia. Laddove il romanzo utopico è la descrizione di un’immaginaria società ideale, in cui regnano la pace, l’armonia e la giustizia, il romanzo distopico è la prefigurazione di un sistema sociale e politico del futuro descritto in termini fortemente negativi. Partendo dall’evoluzione di tendenze e condizioni contemporanee negative, la distopia crea un possibile futuro mondo distorto, cercando di mettere in evidenza i pericoli a cui si andrà incontro se si continuerà la via attualmente intrapresa. Il genere distopico può avere molte facce e una delle più interessanti è quella che mette in luce la creazione di comunità che sostengono l’agency femminile, cioè la capacità di agire in modo libero e autonomo. Al centro delle distopie femminili vi sono inoltre le questioni di genere, la violenza contro le donne e la funzione esclusivamente riproduttiva delle stesse. Nel mese che celebra la festa delle donne abbiamo deciso di rendere omaggio alle scrittrici e alle protagoniste che usano il filone distopico per esprimere la crescente preoccupazione per lo stato attuale della società. Un modo diverso, forse, inconsueto per celebrare la forza e la resilienza delle donne che parte dal presupposto che molte scrittrici, confermando il dovere morale e etico della letteratura, narrano per salvaguardare i diritti delle donne, strappando il lettore dall’apatia, prima che sia troppo tardi.
(versione pdf) (allegato)
La sorellanza di Christina Dalcher, Nord, 2022
Klara e il sole di Kazuo Ishiguro, Einaudi, 2021
2084. La dittatura delle donne di Gianni Clerici, Baldini Castoldi, 2020
I testamenti di Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 2019
Vox di Christina Dalcher, Nord, 2018
Di ferro e d'acciaio di Laura Pariani, NNE, 2018
Miden di Veronica Raimo, Mondadori, 2018
L'isola dei senza memoria di Yoko Ogawa, Il Saggiatore, 2018
Ragazze elettriche di Naomi Alderman, Nottetempo, 2017
Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 2017
Gli scaduti di Lidia Ravera, Bompiani, 2015
La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi, Multiplayer.it, 2014
Hunger games di Suzanne Collins, Mondadori, 2009
- Ultimo aggiornamento martedì, 28 febbraio 2023