Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi
Barbara Lanati, insegnante di Letteratura americana all’Università di Torino e finissima conoscitrice della Dickinson, racconta la vita enigmatica della poetessa, avvalendosi di strumenti diversi, dall'epistolario familiare ai diari della amiche, alle testimonianze di chi la conobbe, alle missive che scrisse ella stessa. In particolare, leggendo le pagine del testo, ci sentiamo partecipi delle struggenti lettere d'amore che la Dickinson scriverà, ormai matura negli anni (nel '78 lei è quarantottenne) al giudice Otis P.Lord (quasi coetaneo del padre - che l'aveva chiesta in matrimonio). Particolarmente struggente, il suo entusiastico ardore ("Chiudimi in prigione dentro di te...fammi percorrere con te questo dolce labirinto che non è né Vita né Morte") a cui segue la delusione, quando il "Signore della Morte" le sottrae il futuro sposo. "Sottrarre ciò di cui è fatta l'Estasi, non implica sottrarre l'Estasi.."; questi i versi della poetessa che giustificano il sottotitolo dell’interessante saggio scritto dalla Lanati
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Ultimo aggiornamento martedì, 14 gennaio 2014
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Barbara Lanati, insegnante di Letteratura americana all’Università di Torino e finissima conoscitrice della Dickinson, racconta la vita enigmatica della poetessa, avvalendosi di strumenti diversi, dall'epistolario familiare ai diari della amiche, alle testimonianze di chi la conobbe, alle missive che scrisse ella stessa. In particolare, leggendo le pagine del testo, ci sentiamo partecipi delle struggenti lettere d'amore che la Dickinson scriverà, ormai matura negli anni (nel '78 lei è quarantottenne) al giudice Otis P.Lord (quasi coetaneo del padre - che l'aveva chiesta in matrimonio). Particolarmente struggente, il suo entusiastico ardore ("Chiudimi in prigione dentro di te...fammi percorrere con te questo dolce labirinto che non è né Vita né Morte") a cui segue la delusione, quando il "Signore della Morte" le sottrae il futuro sposo. "Sottrarre ciò di cui è fatta l'Estasi, non implica sottrarre l'Estasi.."; questi i versi della poetessa che giustificano il sottotitolo dell’interessante saggio scritto dalla Lanati
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