Biblioteca San Giorgio, Pistoia


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Lettura scenica sulla storia d’amore tra Sylvia Plath e Ted Hughes

Ideazione e selezione testi a cura di Grazia Frisina

in collaborazione con Gli Amici della San Giorgio, YouLab Pistoia, G.A.D. città di Pistoia

sabato 9 maggio 2015, ore 16.30 - Auditorium Terzani

Invito
(pdf, 1 Mb)

 

Introduzione e saluti:
Maria Stella Rasetti (Direttrice della Biblioteca San Giorgio)
Rossella Chietti (Presidente degli Amici della San Giorgio)

Letture a cura di:
Lucia Del Gatto e Alessandro Rapezzi del G.A.D. Città di Pistoia

La storia d’amore di Sylvia Plath e il poeta inglese Ted Hughes è durata sei anni. È una storia bella e al tempo stesso dolorosa, dove le due biografie si intrecciano in modo irrevocabile, come s’intrecciano i testi dell’una e dell’altro, i diari, le lettere, le poesie. Ho ricostruito, in un dramma poetico, la loro struggente relazione dal momento del fatale incontro, a Cambridge, fino alla morte-suicidio di lei, avvenuta un mattino di un lunedì di febbraio del 1963, quando, appena trentenne, dopo aver lasciato latte e biscotti accanto ai lettini dei figli che stavano dormendo e dopo aver serrato bene la porta della stanza da letto per proteggerli dalle esalazioni del gas (quanta tenerezza e premura si può leggere in questo estremo gesto materno!) mise la testa nel forno per lasciarsi morire. Ho sempre apprezzato le poesie di Sylvia Plath, il modo visionario e lunare di parlare del suo così tormentato mondo interiore. Era naturale che il mio cammino, iniziato da lei, sarebbe, prima o poi, giunto all’uomo che ha marcato d’amore e di dolore la sua vita, ovvero a Ted Hughes e alla sua poesia. Sono entrata in punta di piedi nella loro esistenza e, come una presenza invisibile, ne ho osservato il sinuoso e tenero andamento, senza però mai operare alcuna intrusione personale. Ne ho ricomposto alcune stagioni, le più salienti: una ricostruzione, la mia, rispettosa delle loro voci, che si affida, fedelmente ed esclusivamente alle parole delle loro composizioni. Non un vocabolo o una virgola, non una frase o un verso sono miei. Di mio c’è soltanto una lettura attenta delle loro opere, un mettermi in ascolto del loro poetare, intenso e drammatico, avvertendone l’emotiva risonanza. Ho quindi ricercato e selezionato i versi e le strofe, i passaggi delle loro poesie che mi sembravano più appropriati per una disposizione in una tramatura che seguisse, intrecciandoli, i fili lucenti e i nodi aggrovigliati della loro breve e febbrile convivenza. Ciò che ne è emerso è un arazzo con lampi e ombreggiature, in forma di dialogo poetico, un dialogo serrato, ora esultante e appassionato, ora rabbioso e sommessamente dolente.
(Grazia Frisina)

 

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