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Oltre la fame

“Per dimagrire molti chili bisogna “mutare”: questo ho imparato dall’ultimo anno della mia vita, durante il quale ho perso 40 chili e sono passata dall’essere una persona gravemente obesa al rientrare nel mio peso forma. Mutare significa non solo tirare via strati di grasso ma anche strati di black out emotivi, strati di sovrastrutture mentali, strati di cortocircuiti esistenziali.” (Francesca Sanzo, 102 chili sull’anima)

“Mi peso tutte le mattine appena scesa dal letto, e più volte al giorno per vedere come cambia il mio peso in base a quello che ingerisco. Con lo stesso spirito indagatore, colloco la bilancia sui diversi tipi di pavimento (parquet, piastrelle, moquette), per vedere su quale peso meno.” (Isabelle Caro, La ragazza che non voleva crescere)

 

Perché un adulto, un adolescente, un bambino o una bambina soffrono di disturbi alimentari (DCA)? L’origine e il decorso dei DCA dipendono da fattori psicologici, biologici, sociali e culturali oltre che dal vissuto personale di ciascun individuo fatto di sogni non realizzati e crisi irrisolte; non è quindi facile né immediato rintracciare le cause scatenanti di un malessere in cui attraverso l’alimentazione viene somatizzato un gran numero di situazioni emotivamente frustranti. Più evidenti sono invece quei comportamenti generati da un rapporto non sano con il cibo: digiunare, seguire ferree diete ipocaloriche, abbuffarsi, indursi il vomito dopo aver mangiato, assumere lassativi o diuretici senza controllo medico per perdere peso, consumare solo certi tipi di alimenti, intensificare l’attività fisica, sono alcuni dei campanelli d’allarme che evidenziano la presenza di un disagio alimentare. La vita di chi soffre di un disturbo dell’alimentazione è sconvolta dal pensiero del cibo, che diventa vera ossessione fino al punto di condizionare ogni momento della giornata, caricando l’atto del nutrirsi di forti valenze simboliche. Gli anoressici, i bulimici e coloro che convivono con un disturbo della condotta alimentare sono - ognuno in modo diverso - concentrati sul proprio aspetto fisico, ma l’attenzione eccessiva all’immagine corporea non è ciò che provoca la comparsa del disturbo, bensì rappresenta la via attraverso cui un malessere profondo e strutturato può esprimersi in maniera immediata e visibile, cercando una sua risoluzione. Per questo la cura dei DCA, per essere efficace, non può focalizzarsi in maniera esclusiva sulla rieducazione alimentare, ma deve prevedere anche e soprattutto un trattamento psicologico che coinvolga il soggetto nella sua totalità di mente e corpo. Il primo passo verso la guarigione consiste quindi nel rendere consapevole il “malato” della propria condizione patologica a livello fisico e psicologico ed è forse questo il passo più difficile da compiere, poiché nella maggior parte dei casi chi è affetto da anoressia o bulimia nervosa non vede la necessità di curarsi e intraprende autonomamente un percorso terapeutico soltanto dopo che il disturbo si è palesato. E talvolta può essere troppo tardi per “venirne fuori”, visto che i disturbi alimentari comportano serie complicanze mediche, influiscono pesantemente sulla qualità della vita e hanno un elevato indice di mortalità anche tra i più giovani.

 

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