Verso Paola
Assillato dal buio, dal moto crudele imposto dalla vita, dalla fuga del pensiero, Alessandro, professore quarantenne, protagonista del racconto lungo di Francesca Sanvitale, Verso Paola, ha la sensazione di essere braccato da crudeli poliziotti, grandi accuse, ignoti carnefici. Si occupa di parole - reso "passivo recipiente di un impasto perfetto di parole" che possono provocare i suoi istinti sessuali più di quanto non riesca a fare il corpo stesso - ed è in viaggio da Bolzano (dove l'uomo ha lasciato l'amica Evelina, androgina e silenziosa, in cui cerca emozioni più blande) verso la Calabria, dove lo attende la moglie Matilde, pigra e sciatta, ma abilissima nell'usare il linguaggio come strumento di conoscenza.
Al centro del romanzo il treno, che si muove per una corsa dal nord al sud d'Italia, attraverso scenari che mutano: dai cieli grigi e bassi della pianura padana, alla stazione di Bologna, con i segni ancora vivi del tragico attentato, alle periferie abbandonate di Roma, con i "mozziconi archeologici" e le distese delle baracche e degli immensi quartieri dormitorio. Ed in questa corsa rettilinea il malessere del protagonista si manifesta in un turbinio di pensieri che girano "come pochi scarafaggi in gabbia salendo per la parete e cercando un'uscita, cadendo e ricominciando". Accerchiato da un mondo impenetrabile che non rimanda a niente e dalle ferite di ricordi che gli riportano l'immagine del padre con la sua "espressione di rabbia omicidia", Alessandro si consola nel pensiero di giungere a Paola, sognando la "stonata euforia" della gente, la traccia di lieve allegrezza delle donne... Poi, una fermata improvvisa, nella notte, con i passeggeri immobili in paziente attesa: espressioni ferme, senza palpiti, corpi senza gesti, irrigiditi da una distanza incolmabile e come chiusi in una tana...e Paola diventa "Itaca da raggiungere".
Ilaria (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento martedì, 24 dicembre 2013
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Assillato dal buio, dal moto crudele imposto dalla vita, dalla fuga del pensiero, Alessandro, professore quarantenne, protagonista del racconto lungo di Francesca Sanvitale, Verso Paola, ha la sensazione di essere braccato da crudeli poliziotti, grandi accuse, ignoti carnefici. Si occupa di parole - reso "passivo recipiente di un impasto perfetto di parole" che possono provocare i suoi istinti sessuali più di quanto non riesca a fare il corpo stesso - ed è in viaggio da Bolzano (dove l'uomo ha lasciato l'amica Evelina, androgina e silenziosa, in cui cerca emozioni più blande) verso la Calabria, dove lo attende la moglie Matilde, pigra e sciatta, ma abilissima nell'usare il linguaggio come strumento di conoscenza.
Al centro del romanzo il treno, che si muove per una corsa dal nord al sud d'Italia, attraverso scenari che mutano: dai cieli grigi e bassi della pianura padana, alla stazione di Bologna, con i segni ancora vivi del tragico attentato, alle periferie abbandonate di Roma, con i "mozziconi archeologici" e le distese delle baracche e degli immensi quartieri dormitorio. Ed in questa corsa rettilinea il malessere del protagonista si manifesta in un turbinio di pensieri che girano "come pochi scarafaggi in gabbia salendo per la parete e cercando un'uscita, cadendo e ricominciando". Accerchiato da un mondo impenetrabile che non rimanda a niente e dalle ferite di ricordi che gli riportano l'immagine del padre con la sua "espressione di rabbia omicidia", Alessandro si consola nel pensiero di giungere a Paola, sognando la "stonata euforia" della gente, la traccia di lieve allegrezza delle donne... Poi, una fermata improvvisa, nella notte, con i passeggeri immobili in paziente attesa: espressioni ferme, senza palpiti, corpi senza gesti, irrigiditi da una distanza incolmabile e come chiusi in una tana...e Paola diventa "Itaca da raggiungere".
Ilaria (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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