Un tempo gentile
In un piccolo paese dell’entroterra sardo nel Campidanese la vita ordinaria del paese è sconvolta dall’arrivo di un piccolo gruppo di migranti che, con i loro accompagnatori, si stabiliscono nel “rudere”, una grande casa ora abbandonata e lasciata in dono dai proprietari al comune. Inizia così un incontro-scontro tra gli abitanti e gli stranieri: le prime reazioni sono quelle di diffidenza e di paura, non era questo il posto si vocifera da entrambe le parti. Solo alcune donne coraggiose, tra cui una delle protagoniste di nome Lina faranno da tramite per il “contatto”, per un incontro che avrà un potere rigeneratore su tutta la comunità. Ognuno a suo modo immagina la ricerca di umanità: la richiesta di un tempo “gentile” è la supplica di aiuto, di dialogo, di senso di comunione tra noi e gli altri. Ecco allora compiersi la rinascita di una terra arsa: la rifioritura di vecchi orti e di giardini diviene simbolo di un processo di catarsi interiore in cui il singolo non è più monade, ma parte di una comunità sociale. L’incontro con l’altro avviene, svuotandosi di ogni impalcatura ideologica, e si affida alla pragmatica logica dell’agire invece che parlare, del capire invece che aver paura.
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Ultimo aggiornamento venerdì, 4 dicembre 2020
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In un piccolo paese dell’entroterra sardo nel Campidanese la vita ordinaria del paese è sconvolta dall’arrivo di un piccolo gruppo di migranti che, con i loro accompagnatori, si stabiliscono nel “rudere”, una grande casa ora abbandonata e lasciata in dono dai proprietari al comune. Inizia così un incontro-scontro tra gli abitanti e gli stranieri: le prime reazioni sono quelle di diffidenza e di paura, non era questo il posto si vocifera da entrambe le parti. Solo alcune donne coraggiose, tra cui una delle protagoniste di nome Lina faranno da tramite per il “contatto”, per un incontro che avrà un potere rigeneratore su tutta la comunità. Ognuno a suo modo immagina la ricerca di umanità: la richiesta di un tempo “gentile” è la supplica di aiuto, di dialogo, di senso di comunione tra noi e gli altri. Ecco allora compiersi la rinascita di una terra arsa: la rifioritura di vecchi orti e di giardini diviene simbolo di un processo di catarsi interiore in cui il singolo non è più monade, ma parte di una comunità sociale. L’incontro con l’altro avviene, svuotandosi di ogni impalcatura ideologica, e si affida alla pragmatica logica dell’agire invece che parlare, del capire invece che aver paura.
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