Un posto sicuro
C'è una storia tragica ma bellissima al centro del libro Un posto sicuro, da cui è stato tratto l'omonimo film (vedi) con Marco D'amore e diretto da Francesco Ghiaccio, i due autori del libro. La storia è quella di una città, Casale Monferrato, colpita al cuore dal conflitto insanabile tra lavoro e salute.
Casale Monferrato è la città della Eternit: una fabbrica grandissima e moderna, che ha dato lavoro praticamente a tutti, portando ricchezza e benessere. Lavorare in quella fabbrica è stato per decenni l'obiettivo più ambito da chi voleva metter su famiglia e garantirsi un posto sicuro. Si festeggiava quando si otteneva il posto di lavoro. Addirittura si pagava per essere scelti.
Ma l'amianto è velenoso: le sue polveri fanno venire il cancro ai polmoni. La polvere bianca era dappertutto, in città: le biciclette ci lasciavano i solchi dentro, le tute degli operai ne erano piene. Addirittura i sacchi con gli scarti della lavorazione venivano lasciati la sera fuori dalla fabbrica, perché qualcuno in città li prendesse per sistemarcisi una tettoia, un solaio: perché la fabbrica portava ricchezza e regalava anche qualcosa.
Sono stati migliaia i morti di cancro a Casale: e i morti continuano ancora. Cinquanta, sessanta, settanta persone l'anno muoiono ancora di cancro. Perché la malattia del mesotelioma, che non perdona, ha una incubazione di 30 anni, e quindi corre da una generazione all'altra, catturando anche chi in fabbrica non c'è mai stato, ma magari ha inspirato le polveri per strada. Il cancro è l'incubo di questa città, che ha lottato compatta per tornare ad essere un posto sicuro in cui vivere, e ha perso anche recentemente la battaglia più importante.
Qui una breve ricostruzione della vicenda Eternit. Qui la storia di Romana Pavesi, la donna simbolo della lotta contro l'Eternit: oggi ha 87 anni, e nonostante la fine ingloriosa della vicenda giudiziaria (vedi), che non ha punito i colpevoli, è soddisfatta di quello che lei e i casalesi hanno fatto a favore della salute delle persone, combattendo trent'anni perché l'amianto venisse messo fuori legge prima in Italia e poi nel resto del mondo.
Il libro è veramente coinvolgente: racconta la storia di una famiglia profondamente segnata dall'amianto, e non soltanto sul fronte della malattia. Padre e figlio si sono allontanati senza riuscire a sanare le ferite per cui si sono divisi; il padre sta per morire di mesotelioma, il figlio annega la propria vita nell'alcool e ha rinnegato i propri talenti senza riconoscersi il diritto di trovare la propria strada. La malattia ha il compito di avvicinare i due uomini, aiutandoli a costruire un delicato e fragile rapporto.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento martedì, 26 aprile 2016
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C'è una storia tragica ma bellissima al centro del libro Un posto sicuro, da cui è stato tratto l'omonimo film (vedi) con Marco D'amore e diretto da Francesco Ghiaccio, i due autori del libro. La storia è quella di una città, Casale Monferrato, colpita al cuore dal conflitto insanabile tra lavoro e salute.
Casale Monferrato è la città della Eternit: una fabbrica grandissima e moderna, che ha dato lavoro praticamente a tutti, portando ricchezza e benessere. Lavorare in quella fabbrica è stato per decenni l'obiettivo più ambito da chi voleva metter su famiglia e garantirsi un posto sicuro. Si festeggiava quando si otteneva il posto di lavoro. Addirittura si pagava per essere scelti.
Ma l'amianto è velenoso: le sue polveri fanno venire il cancro ai polmoni. La polvere bianca era dappertutto, in città: le biciclette ci lasciavano i solchi dentro, le tute degli operai ne erano piene. Addirittura i sacchi con gli scarti della lavorazione venivano lasciati la sera fuori dalla fabbrica, perché qualcuno in città li prendesse per sistemarcisi una tettoia, un solaio: perché la fabbrica portava ricchezza e regalava anche qualcosa.
Sono stati migliaia i morti di cancro a Casale: e i morti continuano ancora. Cinquanta, sessanta, settanta persone l'anno muoiono ancora di cancro. Perché la malattia del mesotelioma, che non perdona, ha una incubazione di 30 anni, e quindi corre da una generazione all'altra, catturando anche chi in fabbrica non c'è mai stato, ma magari ha inspirato le polveri per strada. Il cancro è l'incubo di questa città, che ha lottato compatta per tornare ad essere un posto sicuro in cui vivere, e ha perso anche recentemente la battaglia più importante.
Qui una breve ricostruzione della vicenda Eternit. Qui la storia di Romana Pavesi, la donna simbolo della lotta contro l'Eternit: oggi ha 87 anni, e nonostante la fine ingloriosa della vicenda giudiziaria (vedi), che non ha punito i colpevoli, è soddisfatta di quello che lei e i casalesi hanno fatto a favore della salute delle persone, combattendo trent'anni perché l'amianto venisse messo fuori legge prima in Italia e poi nel resto del mondo.
Il libro è veramente coinvolgente: racconta la storia di una famiglia profondamente segnata dall'amianto, e non soltanto sul fronte della malattia. Padre e figlio si sono allontanati senza riuscire a sanare le ferite per cui si sono divisi; il padre sta per morire di mesotelioma, il figlio annega la propria vita nell'alcool e ha rinnegato i propri talenti senza riconoscersi il diritto di trovare la propria strada. La malattia ha il compito di avvicinare i due uomini, aiutandoli a costruire un delicato e fragile rapporto.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento martedì, 26 aprile 2016
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