Tutti i viventi
Tutti i viventi è il primo romanzo di C.E. Morgan, scrittrice eletta dal New Yorker una delle migliori voci della narrativa americama Under 40 e vincitrice del National Book Foundantion's 2009.
Già dall'incipit del libro dell'Ecclesiaste - "Finché uno è unito a tutti i viventi c'è speranza, perché un cane vivo val meglio di un leone morto" - sentiamo che l'emozione che ci darà questa lettura sarà forte e ben definita. E infatti l'impressione di essere dei "piccoli" e passeggeri puntini in uno spazio e in un tempo gigantesco e infinito è il leitmotiv di questo romanzo: una sensazione che si amplifica nella coscienza dei protagonisti del libro che qui, più che altrove, vivono un'esistenza fragile, rapida e casuale. A dominare la vicenda del romanzo è il non fatto e il non detto, dove la musica scandisce il ritmo e (soprattutto) le pause nella vita dei personaggi.
Aloma, la protagonista, è un'orfana, cresciuta alla scuola delle missioni, dove ha coltivato la passione per il pianoforte - per la musica che unisce il mondo reale e quello immaginario; a diciassette anni si lega a Orren e decide di condividere con lui la dura responsabilità di condurre la piantagione di tabacco che gli hanno lasciato la madre e il fratello, morti improvvisamente in un'incidente. Dal canto suo Orren, poco più che ventenne, si ritrova a affrontare un grande dolore e un immenso e faticoso impegno che si traducono in un senso di isolamento e di ruvidezza sentimentale che finiscono per allontanare la compagna. La musica e le parole del giovane pastore Bell Johnson saranno per Aloma l'unica forma di riscatto al senso di morte e di dolore che aleggia nel romanzo. Provare la responsabilità, decidere di seguirla sembra essere quindi l'unica via per obbedire a uno stesso destino che accomuna tutti i personaggi, tutti gli uomini e animali, tutti i viventi.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento sabato, 1 febbraio 2014
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Tutti i viventi è il primo romanzo di C.E. Morgan, scrittrice eletta dal New Yorker una delle migliori voci della narrativa americama Under 40 e vincitrice del National Book Foundantion's 2009.
Già dall'incipit del libro dell'Ecclesiaste - "Finché uno è unito a tutti i viventi c'è speranza, perché un cane vivo val meglio di un leone morto" - sentiamo che l'emozione che ci darà questa lettura sarà forte e ben definita. E infatti l'impressione di essere dei "piccoli" e passeggeri puntini in uno spazio e in un tempo gigantesco e infinito è il leitmotiv di questo romanzo: una sensazione che si amplifica nella coscienza dei protagonisti del libro che qui, più che altrove, vivono un'esistenza fragile, rapida e casuale. A dominare la vicenda del romanzo è il non fatto e il non detto, dove la musica scandisce il ritmo e (soprattutto) le pause nella vita dei personaggi.
Aloma, la protagonista, è un'orfana, cresciuta alla scuola delle missioni, dove ha coltivato la passione per il pianoforte - per la musica che unisce il mondo reale e quello immaginario; a diciassette anni si lega a Orren e decide di condividere con lui la dura responsabilità di condurre la piantagione di tabacco che gli hanno lasciato la madre e il fratello, morti improvvisamente in un'incidente. Dal canto suo Orren, poco più che ventenne, si ritrova a affrontare un grande dolore e un immenso e faticoso impegno che si traducono in un senso di isolamento e di ruvidezza sentimentale che finiscono per allontanare la compagna. La musica e le parole del giovane pastore Bell Johnson saranno per Aloma l'unica forma di riscatto al senso di morte e di dolore che aleggia nel romanzo. Provare la responsabilità, decidere di seguirla sembra essere quindi l'unica via per obbedire a uno stesso destino che accomuna tutti i personaggi, tutti gli uomini e animali, tutti i viventi.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento sabato, 1 febbraio 2014
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