Troppa importanza all'amore
In collaborazione con il Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia, pubblichiamo le motivazioni dei libri vincitori dell'edizione 2016.
Valeria Parrella vince il 60° Premio Selezione Ceppo 2016 con il libro Troppa importanza all’amore (Einaudi 2015) perché si immerge nelle zone più segrete e disabitate della condizione umana e lo fa con l’unica parola in grado di compiere questa discesa a strapiombo: una parola carica di pathos e di sangue, ebbrezza, grido, ferita, una parola poetica. E’ una parola che sa andare a capo e ritrovarsi nella riga successiva, dopo avere incontrato il bianco della pagina. Imbevuta di mortalità e di rinascita, la scrittura della Parrella sembra percorsa dalla metamorfosi. In extremis trova una via ignota, una mutazione sorprendente. Riesce a dare senso, slancio e destino a ciò che pareva rinchiuso per sempre. Può essere un detenuto condannato all’eternità della pena, una donna non più giovane che si arrende al richiamo potente dell’amore, un marinaio che perde la moglie ma riscopre l’essenza di suo figlio. Oppure una ragazza che, nello stadio terminale della sua malattia, conta le gocce della flebo, una per una, finché diventano le gocce del mare e la gettano nel respiro di una visione assoluta.
E con questa ragazza, Livia, entriamo nel racconto più toccante del libro, L’ultima vita, che narra la sofferenza di una giovane donna ammalata di tumore. Ma non in ordine cronologico. Inizia dalla fine, con la sua cremazione e le sue ceneri collocate nell’urna. Ritorna agli anni trascorsi a Napoli, nel quartiere Sanità. E si conclude nell’ospedale di una Milano imbiancata di neve, quando il padre e soprattutto la madre (donna devota al Buddhismo) le stanno vicino nel momento supremo. Ma lei è sola. Sola e attraversata da un’energia cosmica che la conduce in terre e cieli sconosciuti. Le ultime pagine sono meravigliose e davvero finali, capaci di imprimere un suggello tragico e al tempo stesso vitale (la tragedia, a differenza del melodramma, è sempre intrisa di vita) che marchia a fuoco la nostra memoria e ci mostra il volto della grande letteratura.
Milo De Angelis (poeta e critico letterario)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 7 marzo 2016
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Valeria Parrella vince il 60° Premio Selezione Ceppo 2016 con il libro Troppa importanza all’amore (Einaudi 2015) perché si immerge nelle zone più segrete e disabitate della condizione umana e lo fa con l’unica parola in grado di compiere questa discesa a strapiombo: una parola carica di pathos e di sangue, ebbrezza, grido, ferita, una parola poetica. E’ una parola che sa andare a capo e ritrovarsi nella riga successiva, dopo avere incontrato il bianco della pagina. Imbevuta di mortalità e di rinascita, la scrittura della Parrella sembra percorsa dalla metamorfosi. In extremis trova una via ignota, una mutazione sorprendente. Riesce a dare senso, slancio e destino a ciò che pareva rinchiuso per sempre. Può essere un detenuto condannato all’eternità della pena, una donna non più giovane che si arrende al richiamo potente dell’amore, un marinaio che perde la moglie ma riscopre l’essenza di suo figlio. Oppure una ragazza che, nello stadio terminale della sua malattia, conta le gocce della flebo, una per una, finché diventano le gocce del mare e la gettano nel respiro di una visione assoluta.
E con questa ragazza, Livia, entriamo nel racconto più toccante del libro, L’ultima vita, che narra la sofferenza di una giovane donna ammalata di tumore. Ma non in ordine cronologico. Inizia dalla fine, con la sua cremazione e le sue ceneri collocate nell’urna. Ritorna agli anni trascorsi a Napoli, nel quartiere Sanità. E si conclude nell’ospedale di una Milano imbiancata di neve, quando il padre e soprattutto la madre (donna devota al Buddhismo) le stanno vicino nel momento supremo. Ma lei è sola. Sola e attraversata da un’energia cosmica che la conduce in terre e cieli sconosciuti. Le ultime pagine sono meravigliose e davvero finali, capaci di imprimere un suggello tragico e al tempo stesso vitale (la tragedia, a differenza del melodramma, è sempre intrisa di vita) che marchia a fuoco la nostra memoria e ci mostra il volto della grande letteratura.
Milo De Angelis (poeta e critico letterario)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 7 marzo 2016
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