Tre vivi, tre morti
Quello dei “tre vivi e tre morti” era un tema iconografico molto in voga nel Medioevo che si riallaccia a una leggenda narrata in un poemetto francese, in cui tre nobili cavalieri incontrano in un bosco tre scheletri, che ricordano loro che presto, con la morte, saranno tutti uguali, indipendentemente dalle azioni e dal casato. Nel romanzo di Ruska Jojoliani è un evento del passato che dà il via al corso degli eventi, coinvolgendo proprio tre vivi (negli anni ’50) e tre morti (durante la guerra).
Modesto e Aurora si sono conosciuti il 10 marzo 1946 alla stazione di Firenze, nel giorno della prima volta delle donne italiane al voto, un incontro fortuito che ha cambiato la vita di entrambi. Da allora sono passati molti anni: sposati e senza figli, insegnanti di professione, trascorrono noiosamente le loro giornate tra il cinema del lunedì, i rispettivi amanti e fragili equilibri. È un rapporto in cui regna l’inerzia, fatto di una vita solo apparentemente comune e tenuto in piedi dalle convenzioni, destinato a durare a lungo a meno che non succeda qualcosa di improvviso e inaspettato.
Il tran tran quotidiano viene infatti scardinato dall’arrivo di una lettera anonima a Modesto, che lo inchioda con le spalle al muro su una vecchia storia dei tempi della guerra e che rischia di mettere in discussione tutta la sua esistenza: «Tutto verrà a galla, le larve, gli antichi errori. Prima di essere un assassino lei è un imbecille». Un’accusa infamante, che turba l’uomo e che lo costringe a fare i conti con un passato accantonato nei più remoto della memoria. La lettera ricevuta da Modesto si configura come un invito alla presa di coscienza delle proprie azioni, alla responsabilità verso sé stesso e verso gli altri. Inizia così un lungo viaggio nei ricordi di Modesto, un puzzle fatto di flash back ai tempi della guerra e di finestre sul presente, un puzzle che soltanto alla fine del romanzo sarà completato e chiaro.
Un mistero che porta indietro nel tempo, a incontrare Guerino Santoni, un giovane soldato scampato alla campagna di Russia che si è unito ai repubblichini. Attraverso gli occhi di Guerino, che diventa il protagonista per gran parte del romanzo, ripercorriamo la sua fanciullezza, l’avvicinamento alla cultura fascista, la bestialità della guerra, fino alla terribile ritirata in Russia a cavallo fra il 1942 e il 1943, con tutte le emozioni delle diverse situazioni e con la sola certezza che «la guerra inghiotte dai piedi».
Un romanzo dalle sfumature noir, con una trama intrecciata tra il passato e il presente: una storia familiare che va di pari passo con la storia di un’Italia coinvolta in una guerra senza gloria, una storia di eventi che rincorrono i protagonisti dimostrando che la vita è un eterno inseguimento.
Paola Fagnani (Biblioteca San Giorgio)
-
Ultimo aggiornamento sabato, 18 luglio 2020
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina |
Feed RSS per tutti i commenti
Quello dei “tre vivi e tre morti” era un tema iconografico molto in voga nel Medioevo che si riallaccia a una leggenda narrata in un poemetto francese, in cui tre nobili cavalieri incontrano in un bosco tre scheletri, che ricordano loro che presto, con la morte, saranno tutti uguali, indipendentemente dalle azioni e dal casato. Nel romanzo di Ruska Jojoliani è un evento del passato che dà il via al corso degli eventi, coinvolgendo proprio tre vivi (negli anni ’50) e tre morti (durante la guerra).
Modesto e Aurora si sono conosciuti il 10 marzo 1946 alla stazione di Firenze, nel giorno della prima volta delle donne italiane al voto, un incontro fortuito che ha cambiato la vita di entrambi. Da allora sono passati molti anni: sposati e senza figli, insegnanti di professione, trascorrono noiosamente le loro giornate tra il cinema del lunedì, i rispettivi amanti e fragili equilibri. È un rapporto in cui regna l’inerzia, fatto di una vita solo apparentemente comune e tenuto in piedi dalle convenzioni, destinato a durare a lungo a meno che non succeda qualcosa di improvviso e inaspettato.
Il tran tran quotidiano viene infatti scardinato dall’arrivo di una lettera anonima a Modesto, che lo inchioda con le spalle al muro su una vecchia storia dei tempi della guerra e che rischia di mettere in discussione tutta la sua esistenza: «Tutto verrà a galla, le larve, gli antichi errori. Prima di essere un assassino lei è un imbecille». Un’accusa infamante, che turba l’uomo e che lo costringe a fare i conti con un passato accantonato nei più remoto della memoria. La lettera ricevuta da Modesto si configura come un invito alla presa di coscienza delle proprie azioni, alla responsabilità verso sé stesso e verso gli altri. Inizia così un lungo viaggio nei ricordi di Modesto, un puzzle fatto di flash back ai tempi della guerra e di finestre sul presente, un puzzle che soltanto alla fine del romanzo sarà completato e chiaro.
Un mistero che porta indietro nel tempo, a incontrare Guerino Santoni, un giovane soldato scampato alla campagna di Russia che si è unito ai repubblichini. Attraverso gli occhi di Guerino, che diventa il protagonista per gran parte del romanzo, ripercorriamo la sua fanciullezza, l’avvicinamento alla cultura fascista, la bestialità della guerra, fino alla terribile ritirata in Russia a cavallo fra il 1942 e il 1943, con tutte le emozioni delle diverse situazioni e con la sola certezza che «la guerra inghiotte dai piedi».
Un romanzo dalle sfumature noir, con una trama intrecciata tra il passato e il presente: una storia familiare che va di pari passo con la storia di un’Italia coinvolta in una guerra senza gloria, una storia di eventi che rincorrono i protagonisti dimostrando che la vita è un eterno inseguimento.
Paola Fagnani (Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento sabato, 18 luglio 2020
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina | Feed RSS per tutti i commenti