Torpedone trapiantati
Il libro racconta l’esilarante gita estiva di persone che hanno subito un trapianto a bordo di un torpedone, cioè di un autoveicolo realizzato per il trasporto di persone privo di tetto. Si tratta di protagonisti “miracolati”: trapiantati, uomini e donne a cui è stata concessa una seconda possibilità di vita. La storia che sta a monte è quella dell’autore che ha avuto un trapianto di fegato dieci anni fa. Da allora Abate ha deciso di iscriversi all’Associazione che riunisce i trapiantati della Sardegna meridionale con lo scopo di sostenere i pazienti e i familiari. Preso però come è dai suoi impegni quotidiani, lo scrittore finisce per trascurare la parte “sociale” di quest’attività: ma i suoi vecchi compagni ritornano a cercarlo e gli propongono una bella gita a bordo di un torpedone. Francesco parte in compagnia della moglie e soprattutto della rumorosa madre ottuagenaria su un torpedone che porterà tutti i “figli del dono” fino al traghetto diretto alla baia dove trascorreranno l’intera giornata. Attraverso lo stile umoristico che caratterizza la scrittura di Abate conosciamo così alcune storie di personaggi strampalati e altre che ci fanno scendere le lacrime. Sì, perché anche se il libro scorre molto velocemente il messaggio che trasmette al lettore è davvero forte: la speranza nella vita non deve mai venire meno e laddove ci è stata offerta anche una seconda possibilità, noi tutti abbiamo il dovere di essere felici.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 8 aprile 2019
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Il libro racconta l’esilarante gita estiva di persone che hanno subito un trapianto a bordo di un torpedone, cioè di un autoveicolo realizzato per il trasporto di persone privo di tetto. Si tratta di protagonisti “miracolati”: trapiantati, uomini e donne a cui è stata concessa una seconda possibilità di vita. La storia che sta a monte è quella dell’autore che ha avuto un trapianto di fegato dieci anni fa. Da allora Abate ha deciso di iscriversi all’Associazione che riunisce i trapiantati della Sardegna meridionale con lo scopo di sostenere i pazienti e i familiari. Preso però come è dai suoi impegni quotidiani, lo scrittore finisce per trascurare la parte “sociale” di quest’attività: ma i suoi vecchi compagni ritornano a cercarlo e gli propongono una bella gita a bordo di un torpedone. Francesco parte in compagnia della moglie e soprattutto della rumorosa madre ottuagenaria su un torpedone che porterà tutti i “figli del dono” fino al traghetto diretto alla baia dove trascorreranno l’intera giornata. Attraverso lo stile umoristico che caratterizza la scrittura di Abate conosciamo così alcune storie di personaggi strampalati e altre che ci fanno scendere le lacrime. Sì, perché anche se il libro scorre molto velocemente il messaggio che trasmette al lettore è davvero forte: la speranza nella vita non deve mai venire meno e laddove ci è stata offerta anche una seconda possibilità, noi tutti abbiamo il dovere di essere felici.
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