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Storia dei capelli

Il grande Roberto Bolaño lo definì uno dei più grandi scrittori latinoamericani viventi e forse il motivo per cui Alan Pauls piaceva tanto a Bolaño è lo stesso Pauls a dircelo: “Credo che Bolaño sia riuscito a mettere insieme due tradizioni apparentemente incompatibili: quella selvaggia, spontanea, avventurosa, beatnik, alla Kerouac, con quella colta, letteraria e concettuale, alla Borges, recuperando una certa energia, propria degli anni 70, per renderla romantica. Ha trasformato la sconfitta del sogno rivoluzionario in un sogno poetico”. Sintesi poetica tra posizioni apparentemente inconciliabili, dunque: è questa la lezione di Bolaño.

Attraverso il pensiero libero di Decio, monomaniacalmente avvinto a ogni minima sfumatura della propria acconciatura, veniamo condotti in una storia intima che è allo stesso tempo – lo scopriamo progressivamente – strettamente avvinta alla storia pubblica dell’Argentina. Nel paese le mode del taglio si avvicendano negli anni e con queste le riflessioni del protagonista: dal caschetto biondo al taglio militaresco, dalle acconciature afro a fine anni 60 ai tagli dominanti fino agli anni 80 e via e via fino all’incontro con Celso, coiffeur a metà tra la perfezione artistica di un Michelangelo e un aspetto perturbante e magico: la capacità di tagliare i capelli in funzione della loro ricrescita e di eseguire il “taglio perfetto” lo fa apparire alla stregua di un essere soprannaturale. Il rumore delle sue forbici nell’aria e il movimento delle sue mani sembrano alludere a una figura mitologica, un direttore d’orchestra del destino. Intanto la voce narrante scandaglia la superficialità della monomania e da lì si ramifica e scende nelle profondità esistenziali: l’amore, la morte, l’amicizia, la violenza, il potere… Niente sfugge al suo monologo interiore.

Che al taglio dei capelli si potessero associare, con naturalezza, riflessioni ben più profonde (che i capelli siano i fili del destino?) ce lo aveva dimostrato già anche, dall’altra parte del mondo, lo svedese Lars Gustafsson nel suo bellissimo e lievissimo monologo della parrucchiera "Windy racconta", uscito in Italia per Iperborea nel 2000. Proprio nel confronto con il libro scandinavo emerge la peculiarità di Pauls e della sua radice letteraria. La drammatica storia dell’Argentina prima si affaccia nelle venature di una narrazione all’inizio ironicamente surreale, poi si ramifica, emerge improvvisamente intorno ai tre quarti del libro e fa infine esplodere dal suo interno il meccanismo narrativo con tutta la sua violenza. Una parrucca sarà il detonatore: una parrucca rubata alla moglie di Decio e che si scopre essere la parrucca usata da Norma Arrostito, mitica militante del movimento di guerriglia socialista e giustizialista Montonero, durante il rapimento che nel 1970 portò alla morte del generale Aramburo. Eccola trionfare la grande lezione bolaniana, quella che ha scovato in una inedita chiave estetica il modo di raccontare la violenta storia del Sudamerica, sotto forma di una favola pronta a esplodere da un momento all’altro, la favola sanguinaria che sta nel cuore di una intera genìa di grandi scrittori latinoamericani. Di questi Alan Pauls può dirsi parte a pieno diritto.

Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)

Il libro è stato promosso nell'ambito del progetto Bibliodiversità della Biblioteca San Giorgio

 

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