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Sorteggio

In collaborazione con il Premio letterario Internazionale Ceppo Pistoia, proponiamo le motivazioni dei tre vincitori dell'edizione 2013, dedicata alla poesia.

 

Lorenzo Chiuchiù vince il Premio Ceppo Selezione Poesia con Sorteggio per aver compiuto in questo libro un viaggio nelle zone più segrete, impervie e introvabili dell'anima umana, il suo viaggio al termine della notte. Con lui stiamo di fronte alle tenebre, al buio assoluto e senza scampo che ci vuole inghiottire. Avvertiamo in ogni pagina il senso di un pericolo, qualcosa di mortale, qualcosa che può accadere da un momento all'altro. Tutta la poesia di Lorenzo Chiuchiù è scritta lì, in un precipizio, per usare una parola cara all'autore, in un pianerottolo senza ringhiera, nel pendio dei tetti, sul filo delle grondaie, nei dintorni della morte.

La morte d'altra parte è la protagonista di Sorteggio. Ma non è una morte consueta. Non è l'approdo sicuro verso cui si muove la vita. è attraversata anch'essa da uno scisma e da un impeto. è anch'essa presa nel temporale degli elementi, temporale che fin dalla copertina battezza questo libro. C'è in Sorteggio il senso di un vortice, di un'energia febbrile e incandescente che stronca la nostra fragile persona. Un contrasto che dilania ogni oggetto. Un turbine associativo, un uragano di opposti, un ossimoro permanente, una furia analogica. Si creano all'improvviso dei legami tra cose che sembravano lontane e che ora rivelano, attraverso la poesia, il loro vincolo nascosto, la parte consanguinea, il filo sotterraneo che le univa. Oppure, al contrario, si separano con violenza cose che parevano vicine e che adesso vengono mostrate nella loro potente estraneità, divorzio istantaneo tra due creature inseparabili. Ci sono immagini magnifiche che portano con sé la bufera di questo contrasto: il bicchiere di terra, la decapitazione del dono, il dizionario dalle pagine bianche, le voci sorteggiate, la corona nuziale del nulla, il precipizio del latte, le gole identiche, il battesimo nel veleno, i diari che impazziscono, un addio dentro la grafite, il nome proprio delle ore. E infine: i fratelli del domani annientato. Così si chiamano i morti.

 

Milo De Angelis (poeta e critico, Milano)

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