Sono puri i loro sogni
Matteo Bussola, architetto convertitosi alla scrittura, autore del fortunato romanzo Notti in bianco, baci a colazione in cui racconta la sua esperienza di padre di tre bambine in età scolare, riflette in questo testo sull’evoluzione (e sull’involuzione) dei nostri costumi nazionali nei riguardi dell’essere genitori e figli, insegnanti e alunni, cittadini più o meno responsabili della società e della convivenza civile. Lo fa in un tono garbato e lieve, con ironia priva di sarcasmo, senza nascondere dubbi, rimpianti e preoccupazioni.
Forse stiamo sbagliando qualcosa, se i rapporti all’interno delle famiglie e con le istituzioni sono diventati tanto frenetici, apprensivi, sospettosi, sempre sulla difensiva o sul piede di guerra. Perché anche se i figli oggi assumono comportamenti indifendibili e fanno mostra della loro svogliatezza i genitori continuano a difenderli? Per rispondere a questa domanda classifica e stigmatizza l’atteggiamento dei genitori - iperprotettivo, ansioso, impaurito - già da quando iscrivono i figli a scuola: nella scelta dell’istituto, degli orari, della mensa, dei trasporti, dei corsi facoltativi. Ai bambini non viene concesso tempo libero, né occasione per intraprendere un percorso di crescita che miri all'autonomia: sono incitati dai genitori fin da piccoli alla competizione (nella scuola e nello sport) e per ogni minimo fallimento vengono sgridati, anche se l'errore, secondo il pensiero dei genitori, è dovuto sempre all'incompetenza del docente e non del ragazzo. Inoltre l'autore indaga ancora sul motivo che spinge i nostri giovani ad essere sempre più strafottenti ed aggressivi, al limite del bullismo rivolto a compagni ed insegnanti. Un saggio ben scritto, di facile lettura che lancia un valido appello ai genitori: non ingabbiamo i figli nelle nostre aspettative e nelle nostre paure, ma lasciamoli liberi di camminare sulle loro gambe.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 12 novembre 2018
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Matteo Bussola, architetto convertitosi alla scrittura, autore del fortunato romanzo Notti in bianco, baci a colazione in cui racconta la sua esperienza di padre di tre bambine in età scolare, riflette in questo testo sull’evoluzione (e sull’involuzione) dei nostri costumi nazionali nei riguardi dell’essere genitori e figli, insegnanti e alunni, cittadini più o meno responsabili della società e della convivenza civile. Lo fa in un tono garbato e lieve, con ironia priva di sarcasmo, senza nascondere dubbi, rimpianti e preoccupazioni.
Forse stiamo sbagliando qualcosa, se i rapporti all’interno delle famiglie e con le istituzioni sono diventati tanto frenetici, apprensivi, sospettosi, sempre sulla difensiva o sul piede di guerra. Perché anche se i figli oggi assumono comportamenti indifendibili e fanno mostra della loro svogliatezza i genitori continuano a difenderli? Per rispondere a questa domanda classifica e stigmatizza l’atteggiamento dei genitori - iperprotettivo, ansioso, impaurito - già da quando iscrivono i figli a scuola: nella scelta dell’istituto, degli orari, della mensa, dei trasporti, dei corsi facoltativi. Ai bambini non viene concesso tempo libero, né occasione per intraprendere un percorso di crescita che miri all'autonomia: sono incitati dai genitori fin da piccoli alla competizione (nella scuola e nello sport) e per ogni minimo fallimento vengono sgridati, anche se l'errore, secondo il pensiero dei genitori, è dovuto sempre all'incompetenza del docente e non del ragazzo. Inoltre l'autore indaga ancora sul motivo che spinge i nostri giovani ad essere sempre più strafottenti ed aggressivi, al limite del bullismo rivolto a compagni ed insegnanti. Un saggio ben scritto, di facile lettura che lancia un valido appello ai genitori: non ingabbiamo i figli nelle nostre aspettative e nelle nostre paure, ma lasciamoli liberi di camminare sulle loro gambe.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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