Biblioteca San Giorgio, Pistoia

Bebe Vio (Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio) ha solo 11 anni quando viene colpita da una grave forma di meningite che le costa l’amputazione degli arti inferiori e superiori. Beatrice, dopo quattro mesi di degenza ospedaliera, ricomincia a frequentare la scuola; avvia la riabilitazione che le è indispensabile e decide di tornare a praticare il fioretto, attività fisica esercitata dall’età di cinque anni. Negli anni successivi alla malattia Bebe si sposta su una sedia a rotelle, aspettando che vengano sviluppate e realizzate delle protesi che le consentano di muoversi in maniera più disinvolta e con una maggiore libertà. Nel frattempo i suoi genitori danno vita a un’organizzazione non a scopo di lucro, l’Art4sport, pensata per fornire ai bambini che usano protesi di arto un supporto per integrarsi nel tessuto sociale tramite l’attività sportiva. Nel 2010 le vengono fornite le giuste protesi per tirare di scherma e così Bebe può cominciare ad allenarsi seriamente. Alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 Bebe Vio sale sul gradino più alto del podio nella competizione di fioretto, battendo per 15 a 7 in finale una delle favorite, la cinese Jingjing Zhou. In questa autobiografia la campionessa racconta i suoi dolori e le sue rinascite e svela il segreto dei suoi successi, racchiuso nella frase-titolo del libro Se sembra impossibile allora si può fare. Il messaggio che Bebe Vio lascia ai suoi lettori (e non solo) è davvero di grande spessore: nella vita non vale accontentarsi, bisogna lottare fino in fondo per dare forma al sogno che ciascuno ha dentro di sé. Bebe Vio ha posato per la famosa fotografa australiana Anne Geddes nell’ambito della campagna #WinForMeningitis, promossa dalla casa farmaceutica britannica Gsk per diffondere il messaggio che la meningite si può prevenire grazie ai vaccini.