Romanzo di guerra
In collaborazione con il "Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia" (vedi), presentiamo i vincitori dell'edizione 2017.
Jesper Svenbro vince il 61° Premio Ceppo Internazionale Piero Bigongiari 2017 per aver reinventato il poema narrativo nel rapporto tra pensiero e saggio in "Romanzo di guerra" (traduzione di Marina Giaveri, con 10 disegni di Arnaldo Pomodoro, Edizioni ES, 2013). La poesia diventa il campo d’azione per la messa in scena, come in un teatro, di piste interpretative, glosse linguistiche, connessioni antropologiche. L’interrogazione delle vite del padre e della madre, suoi e della moglie, dei gli suoi o degli altri – e nella fattispecie di Saffo – che Svenbro pone al centro nelle raccolte del nuovo millennio, porta la poesia a decostruire le genealogie famigliari in quelle della più estesa famiglia umana. Con grande articolazione di pensiero, la poesia di Svenbro è capace di frugare la vita sua e quella degli altri per farne un testo sempre dialogante e interrogante, fatto di istantanee, di fotogrammi di cui occorre ricostruire la sequenza. Come se tra l’epica greca, arborea dell’Odissea di Omero e l’epica svedese, iperborea dell’Edda di Snorri, tra la poesia greca di Sa o e quella latina di Rimbaud, tra la poesia spagnola di Guillén e quella francese di Ponge, Svenbro si muovesse come in un paradigma indiziario.
La poesia si snoda tra la “favola” eroica del suocero paracadutista nella seconda guerra mondiale che si innamora della moglie e il “dramma” fatto di coraggio e prudenza col quale il soldato Llavador sabota le linee nemiche nell’ultima, decisiva o ensiva olandese della guerra. è come se il poeta, raccontando spesso a un “tu” una storia che sa solo in parte, dovesse portare a compimento non tanto la vita di un altro, ma la sua stessa vita attraverso l’esemplarità dell’altro, perché Svenbro, nel suo parallelo viaggio documentario tra bouquinistes e vecchi combattenti, confessa: «Mi voglio documentare, è naturale, / per rendere possibile il Racconto, / ma il movente nascosto credo sia il desiderio / di analizzare il coraggio puramente fisico / che in una stagione della vita ho dubitato di possedere io / in una situazione analoga. / Non lo saprò mai / e proprio questo è il mio problema», come ancora ben traduce Maria Cristina Lombardi in una versione inedita. E questo è il nodo che la poesia si trova ogni volta a dover sciogliere.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
Presidente della Giuria Letteraria del Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia
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Ultimo aggiornamento lunedì, 6 marzo 2017
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Jesper Svenbro vince il 61° Premio Ceppo Internazionale Piero Bigongiari 2017 per aver reinventato il poema narrativo nel rapporto tra pensiero e saggio in "Romanzo di guerra" (traduzione di Marina Giaveri, con 10 disegni di Arnaldo Pomodoro, Edizioni ES, 2013). La poesia diventa il campo d’azione per la messa in scena, come in un teatro, di piste interpretative, glosse linguistiche, connessioni antropologiche. L’interrogazione delle vite del padre e della madre, suoi e della moglie, dei gli suoi o degli altri – e nella fattispecie di Saffo – che Svenbro pone al centro nelle raccolte del nuovo millennio, porta la poesia a decostruire le genealogie famigliari in quelle della più estesa famiglia umana. Con grande articolazione di pensiero, la poesia di Svenbro è capace di frugare la vita sua e quella degli altri per farne un testo sempre dialogante e interrogante, fatto di istantanee, di fotogrammi di cui occorre ricostruire la sequenza. Come se tra l’epica greca, arborea dell’Odissea di Omero e l’epica svedese, iperborea dell’Edda di Snorri, tra la poesia greca di Sa o e quella latina di Rimbaud, tra la poesia spagnola di Guillén e quella francese di Ponge, Svenbro si muovesse come in un paradigma indiziario.
La poesia si snoda tra la “favola” eroica del suocero paracadutista nella seconda guerra mondiale che si innamora della moglie e il “dramma” fatto di coraggio e prudenza col quale il soldato Llavador sabota le linee nemiche nell’ultima, decisiva o ensiva olandese della guerra. è come se il poeta, raccontando spesso a un “tu” una storia che sa solo in parte, dovesse portare a compimento non tanto la vita di un altro, ma la sua stessa vita attraverso l’esemplarità dell’altro, perché Svenbro, nel suo parallelo viaggio documentario tra bouquinistes e vecchi combattenti, confessa: «Mi voglio documentare, è naturale, / per rendere possibile il Racconto, / ma il movente nascosto credo sia il desiderio / di analizzare il coraggio puramente fisico / che in una stagione della vita ho dubitato di possedere io / in una situazione analoga. / Non lo saprò mai / e proprio questo è il mio problema», come ancora ben traduce Maria Cristina Lombardi in una versione inedita. E questo è il nodo che la poesia si trova ogni volta a dover sciogliere.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
Presidente della Giuria Letteraria del Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia
- Ultimo aggiornamento lunedì, 6 marzo 2017
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