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Roberto Carifi

Roberto Carifi, poeta, filosofo e scrittore, è nato a Pistoia nel 1948. Ancora piccolo viene abbandonato dal padre, che lascia la famiglia per andare a fare fortuna come arredatore scenografico a Roma, e questo evento influenza a tal punto il suo carattere che per tutta la vita prova un grande attaccamento nei confronti della madre e un forte risentimento nei confronti della figura paterna. Il tema dell’abbandono è stato così sentito da Carifi da essere un motivo ricorrente nella sua poetica.
Trascorsa un’infanzia piuttosto movimentata, Carifi frequenta il Ginnasio e in quel periodo, intorno agli anni Sessanta, scrive i suoi primi componimenti poetici. Pur dimostrando una certa predisposizione per la scrittura e le materie letterarie è costretto a ripetere l’anno a causa della sua indisciplina dovuta all’insofferenza nei confronti di ogni autorità. Negli anni del liceo ha come professore Vasco Gaiffi, che riesce a fargli amare la letteratura rimettendolo sulla buona strada. Sono questi gli anni del grande fervore giovanile in ambito culturale e sociale e, sulla scia dell’entusiasmo per la nascita di band musicali come i Beatles e i Rolling Stones, entra a far parte come voce solista del complesso musicale dei Diplomati, che in città riscuote un discreto successo. In quegli stessi anni si impegna anche nel sociale, partecipando attivamente alle operazioni di recupero dei beni librari rimasti sommersi dal fango durante l’alluvione di Firenze del 1966.
Dopo gli studi superiori frequenta la Facoltà di filosofia all’Università di Firenze, avvicinandosi durante gli anni di studio alla filosofia tedesca di Nietzsche e Heidegger. In quello stesso periodo partecipa alle contestazioni studentesche schierandosi nelle frange anarchiche. Dopo la laurea approfondisce il suo interesse per la psicanalisi freudiana presso l’École freudienne di Parigi. Alla fine degli anni Settanta apre uno studio di psicanalisi a Pistoia e contemporaneamente si dedica all’insegnamento presso vari istituti superiori pistoiesi, fino a quando non ottiene la cattedra di Filosofia al Liceo scientifico di Pistoia. Sono gli anni del suo massimo fervore culturale, in cui conosce e frequenta Piero Bigongiari, escono alcune tra le sue più importanti raccolte e collabora con svariate riviste. Eventi infausti e dolorosi intralciano però il suo successo, come la morte della madre nel 1997 e, nel 2004, l’ictus che lo colpisce nel pieno della sua creatività. Debilitato nel fisico e nello spirito, costretto ad accettare una vita fortemente condizionata dalla malattia, abbraccia il pensiero buddhista, al quale già si era avvicinato dopo la morte della madre, ritrovando in esso rispecchiata la sua condizione per cui vivere è soffrire. Ai temi usuali dell’abbandono e dell’obbedienza si affianca quindi, in tempi recenti, quello dell’accettazione e della rassegnazione di fronte all’ineluttabilità degli eventi.
Numerose le opere pubblicate, di cui ricordiano fra le raccolte di poesia L'obbedienza (1986), Occidente (1990), Amore e destino (1993), Il figlio (1995), Amore d'autunno (1998), Tibet (2011), fra le opere filosofiche Il segreto del dono (1994),  Le parole del pensiero (1995).
Nel 2009 a Roberto Carifi è stato assegnato il Premio internazionale Leoncino d'oro.

 

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