Ritratto in piedi
Gianna Manzini ha vinto il Premio Campiello nel ’71 con la biografia dedicata al padre anarchico Giuseppe, dal titolo Ritratto in piedi. Opera appassionata e sofferta, è suddivisa in tre parti: Premessa, in cui parla brevemente della sua famiglia, Atto di costrizione e Ritratto in piedi. In questa ultima parte Gianna rivede la Pistoia della sua infanzia e giovinezza, le vie e le piazze, i cortei degli anarchici tra i quali c'è anche suo padre, uomo idealista, fiero, capace di rinunciare a tutto, anche alla famiglia, per il suo ideale. Per Gianna è un mito, l’emblema dell’uomo virtuoso da cui prendere esempio. Le cose cominciano invece a cambiare quando Gianna si trasferisce a Firenze con la madre per studiare all’Università: inizia a vergognarsi un po' di quel suo padre povero, vestito di stracci, austero, costretto a vivere in ristrettezze per tenere fede ai suoi ideali. Gli scrive una lettera a settimana, ma quando improvvisamente muore, Gianna si strugge nel senso di colpa. Il reiterato sgomento provocato dall’assenza del padre nel mondo dei vivi nel tempo si assottiglia: chi non c’è più continua a sopravvivere in coloro che restano sotto forma di ricordo, seppur affievolito.
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Ultimo aggiornamento giovedì, 9 settembre 2021
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Gianna Manzini ha vinto il Premio Campiello nel ’71 con la biografia dedicata al padre anarchico Giuseppe, dal titolo Ritratto in piedi. Opera appassionata e sofferta, è suddivisa in tre parti: Premessa, in cui parla brevemente della sua famiglia, Atto di costrizione e Ritratto in piedi. In questa ultima parte Gianna rivede la Pistoia della sua infanzia e giovinezza, le vie e le piazze, i cortei degli anarchici tra i quali c'è anche suo padre, uomo idealista, fiero, capace di rinunciare a tutto, anche alla famiglia, per il suo ideale. Per Gianna è un mito, l’emblema dell’uomo virtuoso da cui prendere esempio. Le cose cominciano invece a cambiare quando Gianna si trasferisce a Firenze con la madre per studiare all’Università: inizia a vergognarsi un po' di quel suo padre povero, vestito di stracci, austero, costretto a vivere in ristrettezze per tenere fede ai suoi ideali. Gli scrive una lettera a settimana, ma quando improvvisamente muore, Gianna si strugge nel senso di colpa. Il reiterato sgomento provocato dall’assenza del padre nel mondo dei vivi nel tempo si assottiglia: chi non c’è più continua a sopravvivere in coloro che restano sotto forma di ricordo, seppur affievolito.
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