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Resilienza. Andare oltre

 

Buona parte del libro di Astori è dedicata a una significativa quanto commovente raccolta di racconti di persone che hanno saputo affrontare con coraggio e tenacia i traumi subiti, ritrovando il proprio equilibrio interiore; come la storia di Simone e Anna, ragazzi con disabilità ai quali non è mancato il sostegno e la comprensione dei genitori, o Romeo e Giulietta (nomi di fantasia), due ragazzi affetti da gravi malattie ma legati da un’amicizia che ha saputo resistere agli anni e alle sofferenze. Secondo l’intervista dell’autore a Jean Lokenga, responsabile delle Nazioni Unite per i programmi di protezione dell’infanzia in Repubblica Centrafricana la capacità dei bambini di far fronte alle situazioni di crisi è più sviluppata di quella degli adulti, i quali solitamente impiegano più tempo nel riconoscere di avere tale abilità. Sebbene l’indole e le caratteristiche individuali ricoprano un ruolo centrale nel discorso sulla resilienza, è bene specificare che essa non tende a mantenersi costante nel tempo, ma è soggetta a cambiamenti; può dunque migliorare oppure deteriorarsi. Non è insolito che soggetti fragili possano rafforzarsi non soltanto nel corso delle fasi primarie della vita, ma anche nell’età adulta e persino nella vecchiaia. Resta invece una certezza il fatto che il superamento di un evento traumatico non possa avvenire senza il supporto delle persone che circondano il soggetto resiliente, siano essi familiari, psicoterapeuti o un gruppo di persone che scelgono di attivarsi nell’aiuto di chi soffre. L’esistenza di un dialogo, dunque, tra il soggetto resiliente e coloro che lo assistono è condizione imprescindibile affinché l’individuo possa guardare oltre.

 

 

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