Rabbia
La rabbia è un’emozione intensa e primordiale che ci capita di provare già nei primi anni della nostra vita. Fa parte delle sensazioni fondamentali di un essere umano, come la gioia e il dolore e tutti, almeno una volta nel corso della nostra esistenza, possiamo dire di averla provata. Non necessariamente è un'emozione negativa, perché la rabbia può essere anche vista come un forte stimolo al raggiungimento di un obiettivo o di un traguardo ambito.
Se facciamo un salto indietro nel tempo, questo ragionamento prende forma attraverso l'ira del pélide Achille, valoroso eroe greco, che, come racconta il libro I dell'Iliade, non vuole rinunciare a Criseide e accende così una forte contesa con Agamennone, a capo della spedizione. I miti greci ritenevano, infatti, che a provare questo sentimento fossero soprattutto gli eroi, uomini forti e valorosi, che erano capaci di far rispettare le norme e il comune senso di giustizia.
A partire, invece, dal cristianesimo il sentimento dell’ira viene annoverato tra i vizi capitali, come un male da sconfiggere o per il quale invocare il perdono divino. Difficile, quindi, connotare la collera come sentimento del tutto negativo oppure positivo. E forse, ancora più faticoso rispondere alla domanda se la rabbia sia meglio reprimerla, oppure manifestarla, e in questo caso, quale modalità scegliere. Come già aveva scritto Aristotele nell'Etica a Nicomaco: “Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta e nel grado giusto, al momento giusto, per lo scopo giusto e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.” La rabbia può anche consentire di ottenere quel che si chiede e di rafforzare la nostra autostima. Ma per questo ci vuole la «giusta misura», proprio quella virtù che l' ira tende a mandare in frantumi.
Oggi, nella nostra società, ci imbattiamo spesso in vere e proprie esplosioni di rabbia, alcune addirittura che hanno effetti devastanti: basti leggere alcuni degli episodi descritti nel libro di Sorrentino e Cinzia Tani per capire che si può uccidere per non farsi “rubare” un parcheggio, per far valere le proprie ragioni all'interno del “branco”, per non essere abbandonati dal proprio partner. Il taglio del volume, che è costruito come una vera e propria intervista condotta dalla giornalista Cinzia Tani al neurologo Rosario Sorrentino, è prettamente sociologico: la rabbia si misura e viene analizzata nei vari settori della società. Dopo i primi tre capitoli connotati dall'esegesi patologica della rabbia, il libro analizza le esplosioni di rabbia nella nostra società: le liti tra i partners, all'interno dello stesso gruppo di amici, nelle città, oppure la rabbia manifestata attraverso i toni troppo esuberanti di personaggi del mondo della politica e dello sport che divengono, con la complicità dei mass media, veri e propri modelli diseducativi per i più giovani. Una lunga carrellata di esempi (alcuni molti tragici) che ci porta a considerare la rabbia una forza oscura e potente capace di farci dire parole o compiere azioni che mai avremmo pensato essere capaci di fare.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 9 novembre 2015
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La rabbia è un’emozione intensa e primordiale che ci capita di provare già nei primi anni della nostra vita. Fa parte delle sensazioni fondamentali di un essere umano, come la gioia e il dolore e tutti, almeno una volta nel corso della nostra esistenza, possiamo dire di averla provata. Non necessariamente è un'emozione negativa, perché la rabbia può essere anche vista come un forte stimolo al raggiungimento di un obiettivo o di un traguardo ambito.
Se facciamo un salto indietro nel tempo, questo ragionamento prende forma attraverso l'ira del pélide Achille, valoroso eroe greco, che, come racconta il libro I dell'Iliade, non vuole rinunciare a Criseide e accende così una forte contesa con Agamennone, a capo della spedizione. I miti greci ritenevano, infatti, che a provare questo sentimento fossero soprattutto gli eroi, uomini forti e valorosi, che erano capaci di far rispettare le norme e il comune senso di giustizia.
A partire, invece, dal cristianesimo il sentimento dell’ira viene annoverato tra i vizi capitali, come un male da sconfiggere o per il quale invocare il perdono divino. Difficile, quindi, connotare la collera come sentimento del tutto negativo oppure positivo. E forse, ancora più faticoso rispondere alla domanda se la rabbia sia meglio reprimerla, oppure manifestarla, e in questo caso, quale modalità scegliere. Come già aveva scritto Aristotele nell'Etica a Nicomaco: “Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta e nel grado giusto, al momento giusto, per lo scopo giusto e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.” La rabbia può anche consentire di ottenere quel che si chiede e di rafforzare la nostra autostima. Ma per questo ci vuole la «giusta misura», proprio quella virtù che l' ira tende a mandare in frantumi.
Oggi, nella nostra società, ci imbattiamo spesso in vere e proprie esplosioni di rabbia, alcune addirittura che hanno effetti devastanti: basti leggere alcuni degli episodi descritti nel libro di Sorrentino e Cinzia Tani per capire che si può uccidere per non farsi “rubare” un parcheggio, per far valere le proprie ragioni all'interno del “branco”, per non essere abbandonati dal proprio partner. Il taglio del volume, che è costruito come una vera e propria intervista condotta dalla giornalista Cinzia Tani al neurologo Rosario Sorrentino, è prettamente sociologico: la rabbia si misura e viene analizzata nei vari settori della società. Dopo i primi tre capitoli connotati dall'esegesi patologica della rabbia, il libro analizza le esplosioni di rabbia nella nostra società: le liti tra i partners, all'interno dello stesso gruppo di amici, nelle città, oppure la rabbia manifestata attraverso i toni troppo esuberanti di personaggi del mondo della politica e dello sport che divengono, con la complicità dei mass media, veri e propri modelli diseducativi per i più giovani. Una lunga carrellata di esempi (alcuni molti tragici) che ci porta a considerare la rabbia una forza oscura e potente capace di farci dire parole o compiere azioni che mai avremmo pensato essere capaci di fare.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 9 novembre 2015
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