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Quel che affidiamo al vento

 

L’11 marzo 2011 il Giappone viene colpito da un violento tsunami che spazza via tutto. Yui è una trentenne, conduttrice radiofonica, a cui lo tsunami ha tolto la madre e la figlia. Un giorno, per caso, la protagonista scopre l’esistenza del “telefono del vento”, una cabina bianca immersa nel giardino giapponese di Bell Gardia al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Suzuki-san (che esiste realmente) è l’uomo che ha costruito quel luogo per dare la possibilità, a chi vuole, di poter fare una telefonata immaginaria a parenti, conoscenti, amici defunti. Un luogo fisico per curare il dolore, per superare un lutto, per dire quelle parole mai dette. E quando il vento, costante di tutta la storia, pare voglia distruggere la cabina telefonica, sarà Yui ad accogliere su di sé il ruolo della salvatrice. Questa narrazione, innestata sulla realtà della cabina di Bell Gardia, ci parla di perdita, ma anche di rinascita e di speranza. Grazie al “telefono del vento”, le vite di questi personaggi annullano le distanze tra il mondo dei vivi e dei morti e creano una dimensione capace di elaborare il lutto e di aprirsi a una nuova vita.

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