Prigioniera di Teheran
In collaborazione con il "Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia" (vedi), presentiamo i vincitori dell'edizione 2017.
Marina Nemat riceve il 61° Premio Ceppo Internazionale Nonfiction 2017 per l’alto valore civile della sua testimonianza in difesa dei diritti umani in ogni paese e il coraggio di mantenere viva una denuncia sugli ancora tristemente attuali crimini contro l’umanità e per l’impegno a dedicare la vita che le è rimasta fortunatamente salva a chi l’ha perduta o potrebbe perderla. La scrittrice tiene conferenze in giro per il mondo in scuole, università e forum internazionali partendo sempre dalla sua esperienza di vittima di un regime fino ad approdare a concrete proposte di aiuto in sostegno di chi si trovi in difficoltà. Arrestata nel 1982 e condotta giovanissima nel carcere politico di Evin, a Teheran, per reati solo di opinione, cioè per avere manifestato pacificamente contro il nuovo governo dell’ayatollah Khomeini, Marina Nemat vi trascorre due anni, due mesi e dodici giorni. Ha sedici anni, l’età della maggior parte dei ragazzi che vi furono imprigionati. Una generazione di giovani falciata via dalla Rivoluzione islamica. Subisce tortura e stupro, perde la sua giovinezza e la sua identità.
Nella “Ceppo Regione Toscana Lecture – For the Human Rights 2017” (“Da Teheran a Toronto, dalla tortura all’accoglienza. La mia giovinezza raccontata agli studenti” ) e scritta appositamente a conclusione della Festa della Toscana, ha voluto farci riflettere su questa domanda fondamentale: «A cosa serve la tortura? Serve a uccidere l’anima. Quando ci sono riusciti, smettono. Se non ci riescono, allora ti uccidono. E non cercano solo di uccidere la vostra anima, cercano di uccidere l’anima della vostra famiglia, del vostro paese, del mondo. Questo è il motivo per cui la tortura è un crimine contro l’umanità». La storia di Marina Nemat è raccontata nel suo memoir, "Prigioniera di Teheran", e nel suo seguito, Dopo Teheran, pubblicati in Italia da Cairo Editore da Benedetta Centovalli, che per prima l’ha fatta conoscere in Italia, ha curato la lecture e accompagnerà la scrittrice agli eventi del Premio Ceppo. Entrambi i libri sono stati tradotti in tutto il mondo e sono diventati dei bestseller internazionali. Come membro del Board of Directors at the Canadian Centre for Victims of Torture, della Vigdis Freedom Foundation (una organizzazione umanitaria norvegese che si occupa di assistenza legale e di altro tipo per le donne prigioniere politiche nel mondo) e dell’International Council of the Oslo Freedom Forum, Marina Nemat non è solo una testimone, ma è anche un’ambasciatrice di pace impegnata sul fronte dei rifugiati politici. Emigrata nel 1991 in Canada, che è diventato oggi il suo paese, vi lavora a tutto campo per scopi umanitari.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
Presidente della Giuria Letteraria del Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia
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Ultimo aggiornamento venerdì, 24 febbraio 2017
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Marina Nemat riceve il 61° Premio Ceppo Internazionale Nonfiction 2017 per l’alto valore civile della sua testimonianza in difesa dei diritti umani in ogni paese e il coraggio di mantenere viva una denuncia sugli ancora tristemente attuali crimini contro l’umanità e per l’impegno a dedicare la vita che le è rimasta fortunatamente salva a chi l’ha perduta o potrebbe perderla. La scrittrice tiene conferenze in giro per il mondo in scuole, università e forum internazionali partendo sempre dalla sua esperienza di vittima di un regime fino ad approdare a concrete proposte di aiuto in sostegno di chi si trovi in difficoltà. Arrestata nel 1982 e condotta giovanissima nel carcere politico di Evin, a Teheran, per reati solo di opinione, cioè per avere manifestato pacificamente contro il nuovo governo dell’ayatollah Khomeini, Marina Nemat vi trascorre due anni, due mesi e dodici giorni. Ha sedici anni, l’età della maggior parte dei ragazzi che vi furono imprigionati. Una generazione di giovani falciata via dalla Rivoluzione islamica. Subisce tortura e stupro, perde la sua giovinezza e la sua identità.
Nella “Ceppo Regione Toscana Lecture – For the Human Rights 2017” (“Da Teheran a Toronto, dalla tortura all’accoglienza. La mia giovinezza raccontata agli studenti” ) e scritta appositamente a conclusione della Festa della Toscana, ha voluto farci riflettere su questa domanda fondamentale: «A cosa serve la tortura? Serve a uccidere l’anima. Quando ci sono riusciti, smettono. Se non ci riescono, allora ti uccidono. E non cercano solo di uccidere la vostra anima, cercano di uccidere l’anima della vostra famiglia, del vostro paese, del mondo. Questo è il motivo per cui la tortura è un crimine contro l’umanità». La storia di Marina Nemat è raccontata nel suo memoir, "Prigioniera di Teheran", e nel suo seguito, Dopo Teheran, pubblicati in Italia da Cairo Editore da Benedetta Centovalli, che per prima l’ha fatta conoscere in Italia, ha curato la lecture e accompagnerà la scrittrice agli eventi del Premio Ceppo. Entrambi i libri sono stati tradotti in tutto il mondo e sono diventati dei bestseller internazionali. Come membro del Board of Directors at the Canadian Centre for Victims of Torture, della Vigdis Freedom Foundation (una organizzazione umanitaria norvegese che si occupa di assistenza legale e di altro tipo per le donne prigioniere politiche nel mondo) e dell’International Council of the Oslo Freedom Forum, Marina Nemat non è solo una testimone, ma è anche un’ambasciatrice di pace impegnata sul fronte dei rifugiati politici. Emigrata nel 1991 in Canada, che è diventato oggi il suo paese, vi lavora a tutto campo per scopi umanitari.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
Presidente della Giuria Letteraria del Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia
- Ultimo aggiornamento venerdì, 24 febbraio 2017
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