Pastoralia
Se, come sostiene qualcuno, l'essenza della realtà è più trasparente nei suoi territori di confine, se va interrogata nei particolari, se per comprendere i cambiamenti che si approssimano bisogna individuarli là dove lanciano i loro primi segnali, allora niente è più insieme comico e amaro di questo libro, che ha consacrato George Saunders come uno dei migliori nuovi autori della letteratura americana.
Una coppia di finti cavernicoli costretti ventiquattrore su ventiquattro a una vita da cani per opera della società che gestisce il parco divertimenti didattico per cui lavorano, un uomo irrealizzato plagiato da un “santone” specialista in corsi sull'autostima, uno spogliarellista alle prese con una zia zitella che resuscita dall'oltretomba per dare a tutta la famiglia lezioni di vita... di questo genere sono i protagonisti di Pastoralia, uomini (e donne, e bambini) sghembi, disadattati, irrisolti e dislocati lontano da quella che ci attenderemmo come normalità. A muoverli sembra essere una logica tanto meccanica quanto disumanizzata, quella dei moduli di valutazione e delle corrispondenze aziendali, delle estetiche da pubblicità e dei riti del consumo. Ed è proprio in questo spingere a fondo il pedale, procedendo nella messa in scena di una umanità definitivamente segnata dalla“reificazione” (il considerare gli umani come entità prive di valore in sé, come cose), che Saunders scatena gli effetti più comici, mettendo a nudo “lo schema” della società che descrive, i fili che muovono le marionette: parole d'ordine dell'epoca della mercificazione, bisogni elementari, desideri eterodiretti, logiche produttive ultrapragmatiche.
A rendere però preziosa la scrittura di Saunders, strappandola a una dimensione di puro sarcasmo corrosivo e cinico, sono l'alternanza del racconto oggettivo con quello di una strampalata soggettività, in cui il balbettìo dei sogni getta una malinconica luce sui movimenti meccanici dei protagonisti, e un istinto primordiale verso una bellezza e una giustizia subliminali, relegate nelle più remote lontananze dell'inconscio ma che non vogliono saperne di spegnersi; a volte riscattando in un sussulto finale i protagonisti di queste vicende tragicomiche, altre volte semplicemente agghindando in strane fogge i percorsi sui quali si sono irrimediabilmente incamminati verso la loro stessa autodistruzione.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 7 marzo 2014
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Se, come sostiene qualcuno, l'essenza della realtà è più trasparente nei suoi territori di confine, se va interrogata nei particolari, se per comprendere i cambiamenti che si approssimano bisogna individuarli là dove lanciano i loro primi segnali, allora niente è più insieme comico e amaro di questo libro, che ha consacrato George Saunders come uno dei migliori nuovi autori della letteratura americana.
Una coppia di finti cavernicoli costretti ventiquattrore su ventiquattro a una vita da cani per opera della società che gestisce il parco divertimenti didattico per cui lavorano, un uomo irrealizzato plagiato da un “santone” specialista in corsi sull'autostima, uno spogliarellista alle prese con una zia zitella che resuscita dall'oltretomba per dare a tutta la famiglia lezioni di vita... di questo genere sono i protagonisti di Pastoralia, uomini (e donne, e bambini) sghembi, disadattati, irrisolti e dislocati lontano da quella che ci attenderemmo come normalità. A muoverli sembra essere una logica tanto meccanica quanto disumanizzata, quella dei moduli di valutazione e delle corrispondenze aziendali, delle estetiche da pubblicità e dei riti del consumo. Ed è proprio in questo spingere a fondo il pedale, procedendo nella messa in scena di una umanità definitivamente segnata dalla“reificazione” (il considerare gli umani come entità prive di valore in sé, come cose), che Saunders scatena gli effetti più comici, mettendo a nudo “lo schema” della società che descrive, i fili che muovono le marionette: parole d'ordine dell'epoca della mercificazione, bisogni elementari, desideri eterodiretti, logiche produttive ultrapragmatiche.
A rendere però preziosa la scrittura di Saunders, strappandola a una dimensione di puro sarcasmo corrosivo e cinico, sono l'alternanza del racconto oggettivo con quello di una strampalata soggettività, in cui il balbettìo dei sogni getta una malinconica luce sui movimenti meccanici dei protagonisti, e un istinto primordiale verso una bellezza e una giustizia subliminali, relegate nelle più remote lontananze dell'inconscio ma che non vogliono saperne di spegnersi; a volte riscattando in un sussulto finale i protagonisti di queste vicende tragicomiche, altre volte semplicemente agghindando in strane fogge i percorsi sui quali si sono irrimediabilmente incamminati verso la loro stessa autodistruzione.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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