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Overlove

Ci sono svariati motivi per dedicare la copertina di oggi alla casa editrice Liberaria, ritenendo che incarni come poche altre lo spirito dell'editoria indipendente italiana, fatto di un misto di coraggio, incoscienza, passione, competenza e tenacia. Senza anche solo uno di questi elementi difficile sarebbe mettere radici e resistere nel sistema editoriale italiano, fatto di tanti libri, forse troppi, e di pochi lettori, sicuramente troppo pochi, e per di più molto condizionati dai media tradizionali legati agli interessi dei grandi gruppi editoriali.

Nata nel 2009 in Puglia come associazione, sulla spinta del bando Principi attivi-giovani idee per una Puglia migliore dell'allora governatore Vendola, cresce in un territorio editorialmente anomalo dal punto di vista editoriale come la Puglia, lontana dalle grandi capitali della comunicazione e dell'editoria, e mantiene un anima fieramente pugliese. La sua storia, dalla nascita nel 2009, è tutta in crescendo, dallo scioglimento dell'associazione alla fondazione di una Srl sganciata da ogni sostegno pubblico, dai primi racconti pubblicati in versione digitale e dalle prime tre collane all'apertura di una collana per così dire più sperimentale, "Penne", che è probabilmente la scommessa che sta dando maggiori soddisfazioni alla casa editrice, con la pubblicazione e l'ottima ricezione di nuovi talenti della letteratura italiana, tra cui il fiorentino Alessandro Raveggi, il siciliano Orazio Labbate e il piemontese Demetrio Paolin, quest'ultimo lo scorso anno nella dozzina finale dei candidati al Premio Strega.

Ma il libro che forse più rappresenta Liberaria è Overlove, primo romanzo di Alessandra Minervini, sia per l'ambientazione pugliese della vicenda, sia perché la Minervini è l'editor principale della casa editrice, sia perché il romanzo rappresenta fino in fondo lo spirito annunciato di Liberaria, una “folle” sfida ai pericoli di fallimento e all'imperfezione, per come autodescrivevano la loro sfida proprio l'editrice Giorgia Antonelli e la stessa Minervini in una intervista di alcuni anni fa:

Non abbiamo paura di fallire, anche se qualcuno potrebbe obiettare che questa storia è la storia di un fallimento annunciato, pubblicare con amore solo i libri che ci piacciono: è una pazzia. È la storia di ogni editore, fatta di molti no e di pochi sì, fatta della tensione verso il romanzo italiano contemporaneo. O forse si potrebbe obiettare che non esiste il grande romanzo italiano, in questo momento, ma è un rischio che desidero correre. Il genio e la perfezione sono rari, il resto è la storia dei tentativi per raggiungerla. Non esiste qualcosa di assolutamente perfetto, sarebbe impossibile da amare, ma esiste il tentativo di editori, scrittori e lettori, di tendere verso la perfezione. Come afferma Zadie Smith, il compito di molti di noi è 'Fallire meglio. Che strano lavoro è il nostro, di noi scrittori, di noi critici, di noi lettori! Che scriviamo fallimenti, leggiamo fallimenti, li recensiamo. (…) Eppure, la letteratura che mi sembra più bella e più umana è quella che mostra questo suo lato imperfetto.' È una questione d’identità, questa ricerca della propria strada, della propria voce, della propria letteratura. Una questione morale, questo rischiare anche di fallire, perché, come afferma Simone de Beauvoir, “Non c’è etica senza fallimento"

E "Overlove" è proprio una piccola epopea delle imperfezioni, scritta da un'autrice che essa stessa si autodescrive come appassionata di abbandoni, imperfezioni, fallimenti e mancanze. E però non è fallito affatto, anzi, il romanzo che, ambientato in una Puglia inusuale, magnetica e per certi versi astratta – come quel luogo simbolo del romanzo che è la cava di bauxite nei dintorni di Otranto – racconta un amore non-abbastanza-amore troppo-amore oltre-amore contrastato e fallimentare, a volte saettando altre volte scivolando intorno alla vita dei due protagonisti Anna e Carmine e a tutta una serie di personaggi strampalati. Tutto è condotto sempre con ironia e con una consapevolezza stilistica che fa alternare prospettive, ritmi, toni e umori diversi nelle diverse parti della narrazione, scandita in mancanza di passato, mancanza di presente e mancanza di futuro (sono i titoli esemplari dei tre capitoli, a cui si aggiunge un epilogo finale). Tanti i riferimenti letterari e musicali, più o meno nascosti tra una pagina e l'altra e negli esergo ai diversi capitoli, per un romanzo che, dopo un inizio più spigoloso, avvince e di pagina in pagina fa sorridere, pensare e anche un po' penare, per le domande implicite che sull'amore e l'amare il libro pone allo stesso lettore.

Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)

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