Operazione Massacro
Operazione Massacro è un libro che non dovrebbe mai finire fuori catalogo. Sempre sia lodata dunque la casa editrice indipendente La Nuova Frontiera di Roma, non solo per il preziosissimo costante lavoro di diffusione della letteratura sudamericana in Italia, di cui è – insieme a SUR – uno dei maggiori baluardi, ma anche per aver riproposto a dieci anni dalla prima edizione italiana, uscita per Sellerio nel 2002, il capolavoro di Walsh.
Operazione Massacro non è infatti un libro qualsiasi. Da un punto di vista letterario Walsh nel 1957 anticipa di quasi un decennio quel A sangue freddo di Truman Capote che viene pressoché universalmente considerato il capostipite della letteratura non-fiction ma, quel che più conta, è che quella di Walsh va inserita nel novero delle più alte testimonianze del secondo Novecento di resistenza dell’umanesimo a ogni barbarie e a ogni incarnazione del Male nella Storia.
Il libro racconta la storia di un massacro misconosciuto commesso nel 1956 dalle forze della “Rivoluzione Liberatrice” antiperonista in Argentina.
La sera del 9 giugno 1956 un gruppo di civili, senza alcuna colpa salvo quella di essersi riuniti per seguire insieme un incontro di pugilato alla radio in contemporanea con una sollevazione popolare peronista in altri luoghi del paese, viene prelevato dalla polizia, sequestrato per alcune ore e infine sottoposto a un’esecuzione sommaria per fucilazione. Alcuni di loro riescono a sfuggire anche al colpo di grazia ed è a partire dalle loro testimonianze raccolte in segreto, nonché ad un alacre e pericolosissimo lavoro di ricerca delle prove, che Walsh riesce a ricostruire l’accaduto minuto per minuto, inchiodando alle loro responsabilità gli uomini del regime del generale Aramburo e il generale stesso.
La narrazione, preceduta da un Prologo in cui Walsh racconta come si trovò precipitato nel cuore degli eventi, è scandita in tre parti (Le persone, I fatti, Le prove) come in un vero dossier investigativo, e procede di traccia in traccia mescidando gli strumenti dell’indagine giornalistica e giudiziaria con quelli della narrazione poliziesca – di cui Walsh era già un riconosciuto maestro.
L’indagine di Walsh, naturalmente, non ebbe esiti giudiziari. L’indagine fu insabbiata e i colpevoli restarono impuniti dalla giustizia ordinaria. Quel massacro resterà uno dei tanti sanguinosi episodi impuniti che costellano la storia delle dittature argentina del secondo Novecento. Segnò invece l’esistenza di Walsh, che da pacifico giocatore di scacchi e scrittore di racconti polizieschi, investito dalla Storia, non seppe tenere sotto controllo il suo spirito di dignità e giustizia, come invece si esigeva in quegli anni in America Latina da un cittadino che volesse vivere a lungo. E infatti il giornalista e scrittore, all’epoca del massacro poco più che trentenne, non visse a lungo. Dopo un periodo di militanza a vario titolo, giornalismo, scritture e semiclandestinità, il 24 marzo 1977 inviò alla redazioni dei giornali argentini e ai corrispondenti stranieri una “Lettera aperta di uno scrittore alla Giunta Militare”, in cui si denunciavano le nefandezze e le violenze del regime militare istituito l’anno prima dal generale Videla. La Lettera è pubblicata in Appendice a Operazione Massacro. Il giorno dopo averla inviata, Rodolfo Walsh fu sequestrato in un’imboscata mentre diffondeva la sua lettera, e da allora compare nella lista dei Desaparecidos, le persone che furono arrestate per motivi politici, o anche semplicemente accusate di avere compiuto attività "anti governative" e delle quali si persero per sempre le tracce. Tra il 1976 e il 1983 si ritiene che furono 30.000. Secondo altre testimonianze, Walsh sarebbe arrivato al campo di concentramento già morto e il suo cadavere sarebbe stato esposto dai militari come trofeo. Bisognerà attendere molti anni per veder pubblicata la sua lettera, che in Italia è stata tradotta per la prima volta nel 2004 e compare in questo caso per la prima volta in volume.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 28 novembre 2016
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Operazione Massacro è un libro che non dovrebbe mai finire fuori catalogo. Sempre sia lodata dunque la casa editrice indipendente La Nuova Frontiera di Roma, non solo per il preziosissimo costante lavoro di diffusione della letteratura sudamericana in Italia, di cui è – insieme a SUR – uno dei maggiori baluardi, ma anche per aver riproposto a dieci anni dalla prima edizione italiana, uscita per Sellerio nel 2002, il capolavoro di Walsh.
Operazione Massacro non è infatti un libro qualsiasi. Da un punto di vista letterario Walsh nel 1957 anticipa di quasi un decennio quel A sangue freddo di Truman Capote che viene pressoché universalmente considerato il capostipite della letteratura non-fiction ma, quel che più conta, è che quella di Walsh va inserita nel novero delle più alte testimonianze del secondo Novecento di resistenza dell’umanesimo a ogni barbarie e a ogni incarnazione del Male nella Storia.
Il libro racconta la storia di un massacro misconosciuto commesso nel 1956 dalle forze della “Rivoluzione Liberatrice” antiperonista in Argentina.
La sera del 9 giugno 1956 un gruppo di civili, senza alcuna colpa salvo quella di essersi riuniti per seguire insieme un incontro di pugilato alla radio in contemporanea con una sollevazione popolare peronista in altri luoghi del paese, viene prelevato dalla polizia, sequestrato per alcune ore e infine sottoposto a un’esecuzione sommaria per fucilazione. Alcuni di loro riescono a sfuggire anche al colpo di grazia ed è a partire dalle loro testimonianze raccolte in segreto, nonché ad un alacre e pericolosissimo lavoro di ricerca delle prove, che Walsh riesce a ricostruire l’accaduto minuto per minuto, inchiodando alle loro responsabilità gli uomini del regime del generale Aramburo e il generale stesso.
La narrazione, preceduta da un Prologo in cui Walsh racconta come si trovò precipitato nel cuore degli eventi, è scandita in tre parti (Le persone, I fatti, Le prove) come in un vero dossier investigativo, e procede di traccia in traccia mescidando gli strumenti dell’indagine giornalistica e giudiziaria con quelli della narrazione poliziesca – di cui Walsh era già un riconosciuto maestro.
L’indagine di Walsh, naturalmente, non ebbe esiti giudiziari. L’indagine fu insabbiata e i colpevoli restarono impuniti dalla giustizia ordinaria. Quel massacro resterà uno dei tanti sanguinosi episodi impuniti che costellano la storia delle dittature argentina del secondo Novecento. Segnò invece l’esistenza di Walsh, che da pacifico giocatore di scacchi e scrittore di racconti polizieschi, investito dalla Storia, non seppe tenere sotto controllo il suo spirito di dignità e giustizia, come invece si esigeva in quegli anni in America Latina da un cittadino che volesse vivere a lungo. E infatti il giornalista e scrittore, all’epoca del massacro poco più che trentenne, non visse a lungo. Dopo un periodo di militanza a vario titolo, giornalismo, scritture e semiclandestinità, il 24 marzo 1977 inviò alla redazioni dei giornali argentini e ai corrispondenti stranieri una “Lettera aperta di uno scrittore alla Giunta Militare”, in cui si denunciavano le nefandezze e le violenze del regime militare istituito l’anno prima dal generale Videla. La Lettera è pubblicata in Appendice a Operazione Massacro. Il giorno dopo averla inviata, Rodolfo Walsh fu sequestrato in un’imboscata mentre diffondeva la sua lettera, e da allora compare nella lista dei Desaparecidos, le persone che furono arrestate per motivi politici, o anche semplicemente accusate di avere compiuto attività "anti governative" e delle quali si persero per sempre le tracce. Tra il 1976 e il 1983 si ritiene che furono 30.000. Secondo altre testimonianze, Walsh sarebbe arrivato al campo di concentramento già morto e il suo cadavere sarebbe stato esposto dai militari come trofeo. Bisognerà attendere molti anni per veder pubblicata la sua lettera, che in Italia è stata tradotta per la prima volta nel 2004 e compare in questo caso per la prima volta in volume.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 28 novembre 2016
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