Non mangiare mai da solo
Mangiare da soli o in compagnia? Questo sembrerebbe essere il dilemma di Keith Ferrazzi, che in realtà, al di là del titolo, non offre al lettore tecniche e metodi per trovare il perfetto "compagno di merende", ma si propone piuttosto di affrontare, in modo semplice ma non per questo superficiale, il tema delle relazioni interpersonali e la loro influenza sulla riuscita professionale degli individui.
La sua tesi è nel contempo intuitiva e innovativa: se un tempo si poteva sperare di far carriera nella propria organizzazione lavorando duro, mettendosi in evidenza e magari anche sgomitando, oggi l'approccio individualistico, tipico di chi guarda al singolo collega come un potenziale nemico da battere, non funziona più. Il successo personale non può più essere letto come un risultato individuale, ma è al contrario l'effetto di un lavoro collettivo, al quale partecipano tante persone diverse: i capi, ovviamente, ma anche i colleghi e i semplici fattorini che consegnano la posta interna.
La buona reputazione di un individuo all'interno di una organizzazione, pubblica o privata che sia, ê un prodotto collettivo. Ciascuno di noi è il prodotto di migliaia di altre persone: chiunque abbia mai fatto qualcosa per noi, o ci abbia riservato una parola di incoraggiamento, ha contribuito alla formazione del nostro carattere e del nostro successo.
Da qui l'importanza di curare i rapporti con gli altri, come l'espressione migliore e più credibile di chi si è e di che cosa si ha da offrire in una organizzazione.
Dunque, via libera alla generosità nelle relazioni, senza tenere il conto dei favori: condividere conoscenze e risorse, tempo ed energie, aggiungendo valore agli altri. Questo l'insegnamento dell'autore, che priva l'individualismo e la competitività del loro alone romantico, per invitarci ad allenare i muscoli delle relazioni interpersonali, finché non saremo in grado di percepire con chiarezza il valore degli altri per la nostra vita, e - del pari - finché non riusciremo a far apprezzare il nostro saper fare la differenza.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 3 ottobre 2014
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Mangiare da soli o in compagnia? Questo sembrerebbe essere il dilemma di Keith Ferrazzi, che in realtà, al di là del titolo, non offre al lettore tecniche e metodi per trovare il perfetto "compagno di merende", ma si propone piuttosto di affrontare, in modo semplice ma non per questo superficiale, il tema delle relazioni interpersonali e la loro influenza sulla riuscita professionale degli individui.
La sua tesi è nel contempo intuitiva e innovativa: se un tempo si poteva sperare di far carriera nella propria organizzazione lavorando duro, mettendosi in evidenza e magari anche sgomitando, oggi l'approccio individualistico, tipico di chi guarda al singolo collega come un potenziale nemico da battere, non funziona più. Il successo personale non può più essere letto come un risultato individuale, ma è al contrario l'effetto di un lavoro collettivo, al quale partecipano tante persone diverse: i capi, ovviamente, ma anche i colleghi e i semplici fattorini che consegnano la posta interna.
La buona reputazione di un individuo all'interno di una organizzazione, pubblica o privata che sia, ê un prodotto collettivo. Ciascuno di noi è il prodotto di migliaia di altre persone: chiunque abbia mai fatto qualcosa per noi, o ci abbia riservato una parola di incoraggiamento, ha contribuito alla formazione del nostro carattere e del nostro successo.
Da qui l'importanza di curare i rapporti con gli altri, come l'espressione migliore e più credibile di chi si è e di che cosa si ha da offrire in una organizzazione.
Dunque, via libera alla generosità nelle relazioni, senza tenere il conto dei favori: condividere conoscenze e risorse, tempo ed energie, aggiungendo valore agli altri. Questo l'insegnamento dell'autore, che priva l'individualismo e la competitività del loro alone romantico, per invitarci ad allenare i muscoli delle relazioni interpersonali, finché non saremo in grado di percepire con chiarezza il valore degli altri per la nostra vita, e - del pari - finché non riusciremo a far apprezzare il nostro saper fare la differenza.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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