Nives
Uscito da pochi giorni, e già alle prese con le prime ristampe, l’ultimo romanzo di Sacha Naspini si appresta a scalare le vette delle classifiche, conquistando un posto di rilievo tra i titoli più fortunati di un anno non certo facile per l’editoria italiana e internazionale. Lo scrittore maremmano si conferma in grado di stupire e conquistare i propri lettori, con una nuova storia che non ha nulla di truculento (solo un piccolo pezzo d’orecchio mangiato da un maiale: poca cosa per Naspini!), ma che tiene incollati alla pagina senza lasciare nessuna tregua. E chissà perché, viene da domandarsi, visto che il libro gioca le sue carte proprio sull’assenza dell’ingrediente principe di un romanzo ben riuscito: la vicenda che si dipana dall’incipit al suo compimento naturale.
Nelle prime pagine qualcosina comunque succede, in effetti: Nives, la contadina protagonista del romanzo, scopre il marito morto d’infarto nell'aia, mentre si apprestava a governare il maiale. E per evitare che quest’ultimo mangi un pezzo troppo grande del padrone, la donna prende il fucile di casa e ammazza la povera bestia, inconsapevole della propria immoralità. Per far fronte al dolore della vedovanza, Nives trova conforto nella improbabile compagnia di Giacomina, una gallina un po' storta ma non tonta, con cui passa le serate a discorrere come fosse una vecchia amica. Ed è grazie a questa stramba routine che la donna riconquista una inattesa serenità, finché una sera tutto lascia pensare ad una nuova tragedia: Giacomina resta ipnotizzata di fronte alla televisione, mentre – durante una normalissima pubblicità di un detersivo - scorrono le immagini del cestello di una lavatrice nella fase della centrifuga.
La gallina rimane immobile, con gli occhi fissi sullo schermo: nessun suono, nessun gesto di Nives sembra poterla riportare alla vita normale. Disperata di fronte alla prospettiva di perdere l’unica amica in grado di tenerla al riparo dal dolore e dalla depressione, la donna telefona senza indugio a Loriano Bottai, il veterinario che ha in cura tutti gli animali della fattoria. L’uomo non gliene vorrà per l’ora tarda: è un amico di famiglia, una conoscenza di lunghissimo corso. Ne hanno passate così tante insieme, che non avrà certo da ridire di fronte ad una emergenza così grave.
Ed è proprio qui che prende il via la storia-non storia: la telefonata lunga tutta la notte, fra Nives e Loriano, mentre la moglie di lui dorme poco lontano; una telefonata nella quale ripercorrono vicende cancellate dalla memoria, inghiottite nel segreto del non detto, e che ora trovano il coraggio di tornare a galla, offrendo ai due protagonisti l’opportunità preziosa di liberarsi, sia pure per poco, dai vincoli della realtà e immaginare come avrebbe potuto essere la loro vita, se solo avessero fatto scelte diverse da quelle che invece hanno prevalso. Ricordi negati, cancellati, sopiti o conservati con cura nelle pieghe segrete della memoria: il non detto, il non fatto, il mai accaduto conquistano uno status di verità potente e irresistibile, più fascinoso rispetto alla storia che è stata, e che nessuna fantasia potrà cambiare. Per non parlare della gallina Giacomina, che alla fine della sfibrante telefonata, avrà un regalo speciale anche per noi.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 12 ottobre 2020
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Uscito da pochi giorni, e già alle prese con le prime ristampe, l’ultimo romanzo di Sacha Naspini si appresta a scalare le vette delle classifiche, conquistando un posto di rilievo tra i titoli più fortunati di un anno non certo facile per l’editoria italiana e internazionale. Lo scrittore maremmano si conferma in grado di stupire e conquistare i propri lettori, con una nuova storia che non ha nulla di truculento (solo un piccolo pezzo d’orecchio mangiato da un maiale: poca cosa per Naspini!), ma che tiene incollati alla pagina senza lasciare nessuna tregua. E chissà perché, viene da domandarsi, visto che il libro gioca le sue carte proprio sull’assenza dell’ingrediente principe di un romanzo ben riuscito: la vicenda che si dipana dall’incipit al suo compimento naturale.
Nelle prime pagine qualcosina comunque succede, in effetti: Nives, la contadina protagonista del romanzo, scopre il marito morto d’infarto nell'aia, mentre si apprestava a governare il maiale. E per evitare che quest’ultimo mangi un pezzo troppo grande del padrone, la donna prende il fucile di casa e ammazza la povera bestia, inconsapevole della propria immoralità. Per far fronte al dolore della vedovanza, Nives trova conforto nella improbabile compagnia di Giacomina, una gallina un po' storta ma non tonta, con cui passa le serate a discorrere come fosse una vecchia amica. Ed è grazie a questa stramba routine che la donna riconquista una inattesa serenità, finché una sera tutto lascia pensare ad una nuova tragedia: Giacomina resta ipnotizzata di fronte alla televisione, mentre – durante una normalissima pubblicità di un detersivo - scorrono le immagini del cestello di una lavatrice nella fase della centrifuga.
La gallina rimane immobile, con gli occhi fissi sullo schermo: nessun suono, nessun gesto di Nives sembra poterla riportare alla vita normale. Disperata di fronte alla prospettiva di perdere l’unica amica in grado di tenerla al riparo dal dolore e dalla depressione, la donna telefona senza indugio a Loriano Bottai, il veterinario che ha in cura tutti gli animali della fattoria. L’uomo non gliene vorrà per l’ora tarda: è un amico di famiglia, una conoscenza di lunghissimo corso. Ne hanno passate così tante insieme, che non avrà certo da ridire di fronte ad una emergenza così grave.
Ed è proprio qui che prende il via la storia-non storia: la telefonata lunga tutta la notte, fra Nives e Loriano, mentre la moglie di lui dorme poco lontano; una telefonata nella quale ripercorrono vicende cancellate dalla memoria, inghiottite nel segreto del non detto, e che ora trovano il coraggio di tornare a galla, offrendo ai due protagonisti l’opportunità preziosa di liberarsi, sia pure per poco, dai vincoli della realtà e immaginare come avrebbe potuto essere la loro vita, se solo avessero fatto scelte diverse da quelle che invece hanno prevalso. Ricordi negati, cancellati, sopiti o conservati con cura nelle pieghe segrete della memoria: il non detto, il non fatto, il mai accaduto conquistano uno status di verità potente e irresistibile, più fascinoso rispetto alla storia che è stata, e che nessuna fantasia potrà cambiare. Per non parlare della gallina Giacomina, che alla fine della sfibrante telefonata, avrà un regalo speciale anche per noi.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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