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Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria

Splendido titolo da uno splendido verso di Sylvia Plath per questo romanzo tutto giocato sul contrasto fra buio e luce, ricordi luttuosi e speranze, dramma riscattato dall' "azzurro", dalla giovinezza e dagli amori dei protagonisti.

I fatti della "grande storia" sono intrecciati alla vita di tre fratelli e sono visti attraverso i loro occhi e la loro memoria: si passa dai primi mesi della seconda guerra mondiale ai giorni bui dell'occupazione tedesca, per risalire alle battaglie in Nord Africa e poi all'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, per tornare alle speranze dell'immediato dopoguerra.Tutti i personaggi sono compromessi con la Storia, ma Rosetta Loy non emette alcun giudizio, nemmeno sugli ufficiali tedeschi che occupano la villa di Gravello, protagonista, insieme ai tre fratelli, del romanzo. Il bene e il male non sono così distinti ed ovunque ci vengono mostrati gli opposti che convivono dentro di noi; bellissime le pagine finali in cui Giulia, voce narrante, riesce finalmente a rievocare il ricordo più doloroso, quello della sorella maggiore uccisa dai partigiani mentre fugge in macchina con l'ufficiale tedesco di cui è innamorata: "Là in cima dovevano sentirsi i padroni del mondo. Nessuno poteva vederli, sentire le loro voci e lo scricchiolio delle assi sotto la stretta dei corpi. Le parole sussurrate e le altre, quelle forti e gridate dell'amore. Le loro risate. Perché erano molto giovani e avranno anche riso: magari così, per niente, solo per la felicità di essere insieme".

Angela (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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