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Morti ma senza esagerare

Vera non è pronta ad affrontare la morte dei genitori: e invece un incidente stradale glieli ha portati via tutt’e due, all’improvviso. Con i suoi trentasei anni, non è certo una ragazzina sprovveduta, ma un evento del genere le ha scombussolato la vita in un attimo, e ha ridotto il suo sistema nervoso in coriandoli. Oggi poi deve affrontare una prova molto dolorosa ma inevitabile: entrare nella casa di mamma e papà, per la prima volta dopo la loro scomparsa, e cominciare a decidere che fare di tutti gli oggetti che hanno accompagnato la loro vita.

Dopo una giornata passata a muoversi tra un ricordo e l’altro, senza riuscire a fare alcunché, si corica nel suo letto di ragazza, sopraffatta dal dolore e dal pianto, invocando il ritorno dei suoi genitori dall’aldilà.

Ed ecco che la mattina dopo Vera si sveglia e trova Matilde e Armando a ciabattare per casa, pronti a prepararle la colazione e a prendersi cura dei suoi bisogni. Come se l’incidente e il funerale non ci fossero mai stato. La donna è così felice per questa novità inaspettata, da temere che il miracolo termini non appena volge lo sguardo. Ed è per questo che li segue ogni minuto di stanza in stanza, per non perderli di vista. Loro hanno un’apparenza pressoché normale: solo che non mangiano, non usano il bagno, stanno fermi al buio quando non debbono eseguire una attività di cura a favore della figlia. E parlano poco del Paradiso, che hanno lasciato quando hanno ricevuto da Vera lo straziante invito a tornare indietro.

La donna deve però riprendere la sua vita normale: si fa promettere di ritrovarli lì al suo rientro dal lavoro e dalle uscite con le amiche, e loro rimangono in effetti al loro posto, almeno finché Vera non sarà pronta per fare a meno di loro.

Una storia delicata e sorridente, in grado di offrire una lettura quasi allegra della morte, ma soprattutto in grado di mostrare a chi se lo fosse dimenticato che per tutta la loro vita i nostri genitori sono stati lì per noi, adattando la loro esistenza ai nostri bisogni, trovando il senso dell’essere vivi nel prendersi cura di noi, senza bisogno di trovare significati aggiuntivi.

Nello stile frizzante che Fabio Bartolomei ci ha insegnato a riconoscere, questo ultimo romanzo breve ci fa ridere e piangere nello stesso tempo, regalandoci con arguzia e simpatia un commovente ritratto della relazione tra genitori e figli.

Maria Stella (Biblioteca San Giorgio)

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