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Mindfulness per principianti

La pratica della mindfulness nasce negli Stati Uniti e può contare su oltre 20 milioni di appassionati. Il suo grande divulgatore è stato Jon Kabat-Zinn, autore di questo libro che verso la metà degli anni Sessanta affianca al suo lavoro di biologo molecolare lo studio per le discipline orientali. Mentre sviluppa il suo cammino professionale di meditazione, Kabat-Zinn percepisce che avrebbe potuto aiutare le persone a ridurre il dolore e lo stress creando un percorso strutturato, che univa la millenaria esperienza delle tecniche meditative con aspetti scientifici e psicoeducazionali, proprio in ambito medico (un’ idea rivoluzionaria per quei tempi). Negli anni Settanta, con il sostegno del Medical Center dell’Università di Worcester (Boston, Massachusetts), Jon Kabat-Zinn crea il protocollo MBSR (mindfulness based stress reduction), metodo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza: nel volgere di una decina d'anni negli Stati Uniti più di quattrocento ospedali e centri medici applicano con successo questo protocollo. Più dettagliatamente il programma MBSR utilizza la meditazione per alleviare la sofferenza emotiva, psicologica e fisica delle persone che stanno affrontando delle situazioni di forte stress o disagi di varia entità; prevede – attraverso incontri e lezioni di gruppo - l’acquisizione di esercizi e tecniche per imparare a disattivare intenzionalmente gli automatismi dei pensieri, in particolare il doloroso “rimuginare” sulle esperienze spiacevoli, per sviluppare la consapevolezza nella vita quotidiana e prendere contatto con il proprio corpo e il proprio sé.

Leggendo questo saggio è difficile non rimanere attratti da questa pratica: inanzitutto, anche per chi è più scettico e la crede un qualcosa di esoterico o una “moda del momento”, è bene evidenziare che la mindfulness è una forma di meditazione che è stata valutata in una serie di ricerche scientifiche, censite dal sito PubMed (l’archivio universale degli studi in campo biomedico), a partire dal 1982; inoltre, la sua origine viene fatta risalire a 2.500 anni fa, quando Buddha, seduto a gambe incrociate sotto un albero, avrebbe preso coscienza della realtà per quello che è, cioè del qui e adesso, dell’hic et nunc, e avrebbe smesso di soffrire per i mali del mondo. Sotto quell’albero il monaco si sarebbe liberato di ciò che gli psicologi chiamano «deriva attenzionale», l’innata tendenza della mente a preoccuparsi di ciò che ancora non è accaduto o addirittura non c’è.

Cogliere tutte le opportunità che il nostro presente ci offre può sembrare una banalità, ma la realtà ci testimonia che non è così: viviamo per cancellare gli impegni dalla lista delle cose da fare, poi cadiamo esausti a letto alla fine della giornata, solo per saltare su il mattino seguente e lasciarci riafferrare ancora una volta dalla macina del mulino. Questo modo di vivere ci trasforma in esseri facenti più che in esseri umani. Erroneamente pensiamo che conducendo una vita frenetica riusciamo ad essere più operativi e attivi (anche se è stato provato che il mutitasking, usato dai più come strumento di sopravvivenza, non produce nessun effetto benefico, in quanto l'attenzione si sposta velocemente da una cosa all'altra, senza che riusciamo mai a pensare con lucidità). Ed è qui che inizia la pratica della mindfulness: nell’incontrare la “modalità essere” della nostra mente e non solo la “modalità fare”. Attraverso questa disciplina si acquisiscono strumenti per crescere come persone, per curare sofferenze e disagi e anche per migliorare il benessere in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni d’amicizia e d’amore. Prendere consapevolezza delle nostre sensazioni, percezioni, impulsi e emozioni ci consente di vivere da protagonisti e non da semplici spettatori . Come scriveva Oscar Wilde, "per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo". La maggior parte della gente esiste e nulla più; per questo è importante proiettare la nostra vita sempre nel tempo presente senza caricare il passato di futili rimorsi e senza attendere il domani con inutili aspetttative.

Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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