Mamma a carico
Siamo abituati a dire che, grazie ai benefici della modernità, la vita si è allungata. In realtà le cose non stanno proprio così: quel che si è allungato, purtroppo, è solo la vecchiaia, la parte finale della vita nella quale acciacchi e malattie non ti permettono di vivere appieno il tempo che ti resta, ma al contrario creano una dipendenza forte da qualcuno che sia disposto ad accudirti costantemente. Con l’effetto secondario di creare una nuova prigionia, a carico di chi, quasi sempre all’interno della cerchia familiare, si ritrova addosso, senza alternative a disposizione, il compito aggiuntivo di badante a tempo pieno.
Una legge non scritta, poi, specie in Italia, vuole che di questo compito si faccia titolare una donna, che nel frattempo ha una famiglia, un lavoro a cui far fronte, e magari anche qualche desiderio di dar seguito ai propri bisogni più profondi. Ne sa qualcosa Gianna Coletti, un’attrice di teatro con qualche esperienza di radio e televisione, che fin da piccola ha dovuto fare i conti con la madre Anna, sempre pronta a spronarla a dare il meglio di sé e a farla sentire in colpa per non riuscire ad essere all’altezza delle sue inarrivabili aspettative. Oggi quella donna, inferma e completamente cieca, continua a spadroneggiare nella sua vita, legandola stretta agli obblighi di cura e costringendola ad un massacrante tour de force alla ricerca di una qualche parvenza di normalità.
Nell’inversione solo parziale dei rapporti tra madre e figlia, Gianna accudisce la mamma con un amore sempre sincero, ma spesso costretto a virare sui toni del risentimento, della stanchezza, del desiderio inesaudito di uscire una volta per tutte dalla dipendenza.
Un romanzo che è diventato anche docu-film su una figlia che racconta con ironia il suo status di “bambina cinquantenne”: una storia vera in cui potranno riconoscersi appieno tutte quelle donne che nella loro storia personale non sono state solo madri delle loro figlie, ma hanno assunto anche, spesso loro malgrado, il compito di madri delle loro madri.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 15 maggio 2017
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Siamo abituati a dire che, grazie ai benefici della modernità, la vita si è allungata. In realtà le cose non stanno proprio così: quel che si è allungato, purtroppo, è solo la vecchiaia, la parte finale della vita nella quale acciacchi e malattie non ti permettono di vivere appieno il tempo che ti resta, ma al contrario creano una dipendenza forte da qualcuno che sia disposto ad accudirti costantemente. Con l’effetto secondario di creare una nuova prigionia, a carico di chi, quasi sempre all’interno della cerchia familiare, si ritrova addosso, senza alternative a disposizione, il compito aggiuntivo di badante a tempo pieno.
Una legge non scritta, poi, specie in Italia, vuole che di questo compito si faccia titolare una donna, che nel frattempo ha una famiglia, un lavoro a cui far fronte, e magari anche qualche desiderio di dar seguito ai propri bisogni più profondi. Ne sa qualcosa Gianna Coletti, un’attrice di teatro con qualche esperienza di radio e televisione, che fin da piccola ha dovuto fare i conti con la madre Anna, sempre pronta a spronarla a dare il meglio di sé e a farla sentire in colpa per non riuscire ad essere all’altezza delle sue inarrivabili aspettative. Oggi quella donna, inferma e completamente cieca, continua a spadroneggiare nella sua vita, legandola stretta agli obblighi di cura e costringendola ad un massacrante tour de force alla ricerca di una qualche parvenza di normalità.
Nell’inversione solo parziale dei rapporti tra madre e figlia, Gianna accudisce la mamma con un amore sempre sincero, ma spesso costretto a virare sui toni del risentimento, della stanchezza, del desiderio inesaudito di uscire una volta per tutte dalla dipendenza.
Un romanzo che è diventato anche docu-film su una figlia che racconta con ironia il suo status di “bambina cinquantenne”: una storia vera in cui potranno riconoscersi appieno tutte quelle donne che nella loro storia personale non sono state solo madri delle loro figlie, ma hanno assunto anche, spesso loro malgrado, il compito di madri delle loro madri.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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