Lo spettro
È ormai trascorso del tempo da quando Harry Hole è stato destituito dalla polizia ed è finito a Bangkok dove lavora e vive da tre anni. Ha lasciato la sua città, i suoi amici, la sua donna. Ma non ha dimenticato nessuno, troppe cose nel bene e nel male occupano la sua vita. E quando Oleg, figlio di Rakel, ormai tossicodipendente, viene accusato di aver ucciso il suo migliore amico e messo in carcere, Hole, che l’aveva cresciuto come un figlio, non esita a tornare a Oslo. Il movente secondo la polizia va ricercato nel mondo della droga. Ma Oleg non crede a questa versione, non gli sembra concepibile che quel bambino che lo chiamava papà possa essere diventato un assassino, passi per tossicodipendente, ma omicida no. Ed eccolo alla prese con una corsa contro il tempo per scagionarlo, deve passare a setaccio il mondo della droga, sempre più infernale e sempre più a caccia di nuovi profitti. La polizia funziona e non funziona, i vertici sono corrotti, è una lotta che sembra impari ma Harry l’affronta senza timore, lascia l’alcol e si batte da leone.
Jo Nesbø con Lo spettro ci regala un libro cupo e feroce, di altissimo livello, capace di rispondere e alle esigenze del cuore e a quelle della più perfetta tecnica narrativa. Ma lo stile di Nesbø non è asettico, non si limita a raccontarci una storia ricca di azione e di suspense, sa fotografare anche l’animo umano, il desiderio di amare, di riscattare il tempo perduto. Basti pensare a quando, dopo cinque anni Harry e Rakel si ritrovano, e pur essendo in una situazione di assoluto pericolo trovano ancora il momento di guardarsi negli occhi.
I romanzi di Nesbø sono assai cruenti, scorre molto sangue, abbondano i morti ammazzati, e i personaggi che li animano non vanno certo presi ad esempio di bonton tra spacciatori, drogati, sicari, poliziotti corrotti; ma Nesbø ci fa vedere che comunque, se è pur vero che certi mali sono ormai connaturati all’uomo e quindi non vi si può porre rimedio, è altrettanto vero che tutti i mali possono essere se non altro attenuati e sedimentati.
Un thriller magistrale, ricco di episodi mozzafiato, ma anche impregnato di uno struggente senso del romanticismo.
Giuseppe Previti (scrittore e critico, Amici del Giallo di Pistoia)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 20 ottobre 2014
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È ormai trascorso del tempo da quando Harry Hole è stato destituito dalla polizia ed è finito a Bangkok dove lavora e vive da tre anni. Ha lasciato la sua città, i suoi amici, la sua donna. Ma non ha dimenticato nessuno, troppe cose nel bene e nel male occupano la sua vita. E quando Oleg, figlio di Rakel, ormai tossicodipendente, viene accusato di aver ucciso il suo migliore amico e messo in carcere, Hole, che l’aveva cresciuto come un figlio, non esita a tornare a Oslo. Il movente secondo la polizia va ricercato nel mondo della droga. Ma Oleg non crede a questa versione, non gli sembra concepibile che quel bambino che lo chiamava papà possa essere diventato un assassino, passi per tossicodipendente, ma omicida no. Ed eccolo alla prese con una corsa contro il tempo per scagionarlo, deve passare a setaccio il mondo della droga, sempre più infernale e sempre più a caccia di nuovi profitti. La polizia funziona e non funziona, i vertici sono corrotti, è una lotta che sembra impari ma Harry l’affronta senza timore, lascia l’alcol e si batte da leone.
Jo Nesbø con Lo spettro ci regala un libro cupo e feroce, di altissimo livello, capace di rispondere e alle esigenze del cuore e a quelle della più perfetta tecnica narrativa. Ma lo stile di Nesbø non è asettico, non si limita a raccontarci una storia ricca di azione e di suspense, sa fotografare anche l’animo umano, il desiderio di amare, di riscattare il tempo perduto. Basti pensare a quando, dopo cinque anni Harry e Rakel si ritrovano, e pur essendo in una situazione di assoluto pericolo trovano ancora il momento di guardarsi negli occhi.
I romanzi di Nesbø sono assai cruenti, scorre molto sangue, abbondano i morti ammazzati, e i personaggi che li animano non vanno certo presi ad esempio di bonton tra spacciatori, drogati, sicari, poliziotti corrotti; ma Nesbø ci fa vedere che comunque, se è pur vero che certi mali sono ormai connaturati all’uomo e quindi non vi si può porre rimedio, è altrettanto vero che tutti i mali possono essere se non altro attenuati e sedimentati.
Un thriller magistrale, ricco di episodi mozzafiato, ma anche impregnato di uno struggente senso del romanticismo.
Giuseppe Previti (scrittore e critico, Amici del Giallo di Pistoia)
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