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Lo spazio tra le cose

Paolo e Marta sono una coppia sulla quarantina, alle prese con il primo figlio e con la necessità di trasferirsi in una casa più grande, dove poter garantire il giusto spazio ai bisogni della nuova famiglia. Hanno fatto il grande passo, trovando una casa dove trasferirsi. Il tempo narrativo del breve romanzo è quello che coincide con la fase più problematica della vicenda: il trasloco. Non si tratta semplicemente di incartare e inscatolare tutti gli oggetti presenti in casa: c’è da fare una scelta tra che cosa portare con sé nella nuova vita che sta per aprirsi davanti a loro, e che cosa lasciare legato al passato, prendendoci definitivamente le distanze. Ma ogni oggetto è un coacervo di ricordi e di memorie: sotto esame c’è la vita stessa, con le scelte fatte e quelle non fatte, con le porte che si sono progressivamente chiuse nel delineare per entrambi una biografia con sempre minori margini per i cambiamenti di rotta.

E se togliere un quadro appeso al muro permette di notare una crepa prima nascosta alla vista, ci sono crepe anche nel rapporto tra Paolo e Marta, che stanno bene insieme, ma che fanno i conti con la crudeltà della distanza tra ciò che sono diventati e ciò che avrebbero potuto essere nell’infinito mondo delle possibilità non scelte.

I vinili con le canzoni che hanno segnato la loro giovinezza sono gli ultimi ad essere inscatolati: meglio usarli come colonna sonora di un lavoro che Paolo fa da solo – mentre la moglie si occupa del bambino -, centellinando la cernita di ogni oggetto fino a rallentare il più possibile la fine delle operazioni: quel momento sì catartico, ma anche doloroso, nel quale davvero dovrà accettare la fine di una fase della vita, e l’inizio di una fase nuova.   

Il silenzio e la solitudine, uniti all’automatismo dei gesti finalizzati all’imballaggio delle cose, porta Paolo a riflettere su che cosa ha voluto dire per lui e la moglie scegliere di vivere insieme, rinunciando alla rispettiva autonomia a favore di qualcosa sentito come più importante:

A un passo dai quaranta, devo essere sincero, mi sono reso conto che una delle cose più difficili da ottenere nella vita è mantenere un equilibrio. Seppur precario, non è facile. Nella coppia, un equilibrio tra il sostegno e l’appagamento delle rispettive identità che mantenga allo stesso tempo, forte e saldo, il noi. […] La strada che porta all’equilibrio è nascosta e si perde in mille curve, tante salite. E quando si trova, questo equilibrio, o si pensa di averlo trovato, mantenerlo è ancora più difficile, basta un nulla per sconvolgerlo e bisogna ripartire da zero. Ma il bello della vita, forse è anche questo: il suo continuo costruire e abbattere, una serie di successi e fallimenti, gioie e dolori, vittorie e sconfitte.

Il lettore trova conforto nella lettura di questo romanzo breve, rispecchiando le proprie fragilità in quelle del protagonista, commuovendosi nello scoprire che le proprie tristezze non sono pezzi unici, ma albergano nella vita di tutti: un romanzo di formazione sentimentale per adulti, che invita a trovare la strada per non buttare via ciò che abbiamo con fatica costruito, provando a ripararlo al meglio possibile.  

Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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