Le ricette della signora Tokue
Sentarō, da poco uscito di galera, ha contratto un grosso debito col proprietario di un chioschetto di dolci: un debito che ripaga giorno dopo giorno col proprio lavoro, cuocendo e vendendo dorayaki, i dolci tipici giapponesi composti da due cerchi di pandispagna con all’interno la marmellata di fagioli atzuki. Gli affari vanno così così: i clienti non sono moltissimi, se si escludono le ragazze del liceo che all’uscita di scuola si fermano a fare due chiacchiere e a consumare uno spuntino dolce. Di questo passo, con i guadagni così bassi, chissà quando Sentarō potrà essere finalmente libero, e ricostruirsi la vita a modo suo, magari dando spazio al suo sogno di fare lo scrittore.
Tutto scorre tranquillo, finché non si presenta al chioschetto una donnina anziana, dalle mani nodose e ricurve, per offrirsi come lavorante: gentile ma tenace, la signora Tokue non si ferma di fronte ai primi rifiuti di Sentarō, che però si trova a capitolare quando la signora gli fa assaggiare il suo an, la crema di fagioli atzuki che fa da ripieno ai dorayaki. La crema è spettacolare: niente di simile a quella industriale che Sentarō ha usato finora.
In pochi giorni davanti al chioschetto si formano lunghe code di clienti, desiderosi di mangiare i dorayaki più buoni del Giappone. Gli affari vanno finalmente alla grande, finché non si sparge la voce che l’anziana lavorante sia uscita dal lebbrosario fuori città, e porti ancora sulle mani e sul volto i segni della pericolosa malattia che l’ha colpita da ragazzina. Nessuno più si avvicina al chiosco, nessuno compra più i dorayaki per paura di rimanere infettato: e Sentarō come potrà andare avanti?
C’è bisogno della signora Tokue e del suo an speciale: per questo l’uomo, in compagnia della studentessa Wakana, si mette alla ricerca dell’anziana donna, scoprendo che vive ancora nel lebbrosario fuori città, dove sono reclusi ancora numerosi anziani che ora sono guariti, ma in gioventù avevano contratto il morbo di Hansen. Le visite alla signora Tokue permettono loro di scoprire un pezzo di storia giapponese nascosta e negata, fatta di dolore, imposizioni, violenze e inutili privazioni.
Una storia delicata e sognante, raccontata con leggerezza e grazia, sulla straordinaria capacità delle persone di trovare la gioia nel prendersi cura delle piccole cose, quando il mondo esterno è così crudele da avere negato loro persino il diritto di muoversi e vivere una vita normale.
Maria Stella (Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 11 maggio 2020
Sentarō, da poco uscito di galera, ha contratto un grosso debito col proprietario di un chioschetto di dolci: un debito che ripaga giorno dopo giorno col proprio lavoro, cuocendo e vendendo dorayaki, i dolci tipici giapponesi composti da due cerchi di pandispagna con all’interno la marmellata di fagioli atzuki. Gli affari vanno così così: i clienti non sono moltissimi, se si escludono le ragazze del liceo che all’uscita di scuola si fermano a fare due chiacchiere e a consumare uno spuntino dolce. Di questo passo, con i guadagni così bassi, chissà quando Sentarō potrà essere finalmente libero, e ricostruirsi la vita a modo suo, magari dando spazio al suo sogno di fare lo scrittore.
Tutto scorre tranquillo, finché non si presenta al chioschetto una donnina anziana, dalle mani nodose e ricurve, per offrirsi come lavorante: gentile ma tenace, la signora Tokue non si ferma di fronte ai primi rifiuti di Sentarō, che però si trova a capitolare quando la signora gli fa assaggiare il suo an, la crema di fagioli atzuki che fa da ripieno ai dorayaki. La crema è spettacolare: niente di simile a quella industriale che Sentarō ha usato finora.
In pochi giorni davanti al chioschetto si formano lunghe code di clienti, desiderosi di mangiare i dorayaki più buoni del Giappone. Gli affari vanno finalmente alla grande, finché non si sparge la voce che l’anziana lavorante sia uscita dal lebbrosario fuori città, e porti ancora sulle mani e sul volto i segni della pericolosa malattia che l’ha colpita da ragazzina. Nessuno più si avvicina al chiosco, nessuno compra più i dorayaki per paura di rimanere infettato: e Sentarō come potrà andare avanti?
C’è bisogno della signora Tokue e del suo an speciale: per questo l’uomo, in compagnia della studentessa Wakana, si mette alla ricerca dell’anziana donna, scoprendo che vive ancora nel lebbrosario fuori città, dove sono reclusi ancora numerosi anziani che ora sono guariti, ma in gioventù avevano contratto il morbo di Hansen. Le visite alla signora Tokue permettono loro di scoprire un pezzo di storia giapponese nascosta e negata, fatta di dolore, imposizioni, violenze e inutili privazioni.
Una storia delicata e sognante, raccontata con leggerezza e grazia, sulla straordinaria capacità delle persone di trovare la gioia nel prendersi cura delle piccole cose, quando il mondo esterno è così crudele da avere negato loro persino il diritto di muoversi e vivere una vita normale.
Maria Stella (Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 11 maggio 2020