Biblioteca San Giorgio, Pistoia


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Le recensioni dei ragazzi - L'invenzione della solitudine

 

Paul Auster si trova di fronte alla morte del padre. Una morte silenziosa e leggera, senza strascichi emotivi, quasi asettica, e per questo forse ancora più sconcertante. Non è facile recuperare il ricordo di un padre assente, di una vita che, come riflette l’autore, non è stata che un’anticipazione della morte.
L’autore cerca di ritrovare un rapporto con il padre -  il quale aveva vissuto in modo assente, chiuso e quasi distaccato da ciò che lo circondava - cercando di ricreare la sua immagine. Un individuo che ha fatto dell’automatismo il canale privilegiato per i rapporti umani, che ha sempre cercato la solitudine per non intercettare mai lo sguardo degli altri, rischiando di potervi incontrare se stesso.
Auster sa che è difficile accettare la consapevolezza di non avere più la possibilità di avere un dialogo con il padre e realizzare la fine di una vita che non si può neanche definire tale, e l’unico modo in cui riesce ad affrontare tutto ciò è tramite la scrittura, nonostante questa non faccia dimenticare il passato.
Paul Auster rilegge la propria storia non solo come figlio, ma, ripensando agli errori e alle manchevolezze paterne, si riscopre come padre premuroso e attento, domandandosi più volte quale sia il segreto ultimo del rapporto così esclusivo, ombelicale, con il figlio Daniel.
Un libro memoriale e autobiografico L'invenzione della solitudine, diviso in due parti: la prima riflessiva, profonda, toccante; nella seconda gli aspetti precedentemente emersi assurgono a concetti, a dimensione metafisica, rendendo la lettura forse meno scorrevole, più ostica, ma non meno affascinante.

 

(aa. 2015-2016, Alessia Cioni, Classe IV B Liceo Forteguerri, Pistoia)

 

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