Le mani della madre
"Le mani della madre" di Massimo Recalcati
Massimo Recalcati, uno dei maggiori psicanalisti italiani odierni, dopo aver dedicato gli ultimi suoi studi alla figura del padre, come i saggi Il complesso di Telemaco e Cosa resta del padre, decide in questo testo di prendere in esame la figura della madre: infatti, in occasione di molti suoi interventi pubblici in cui sosteneva l'evaporazione della figura paterna, gli veniva richiesto, inevitabilmente, da parte dei suoi fedeli e accaniti lettori la seguente domanda: se del padre rimane poco, quanto resta nel nostro tempo della figura materna? Questo saggio prende quindi le mosse da questo interrogativo e cerca di risolverlo attraverso numerosi esempi di matrice psicologica e psicanalitica ma, a differenza che negli altri saggi di Recalcati, stavolta anche attraverso la ri-lettura di romanzi e film che volutamente allontanano l'elegante stile dell'autore da freddi tecnicismi. Insomma, l'impressione è quasi che lo scrittore voglia parlare direttamente al cuore delle donne, invitandole a riflettere sulla potenza dell'essere madre.
L'aspetto cruciale che Recalcati vuole evidenziare è che la maternità insegna una prassi di ascolto, di cura e di pazienza, tutte azioni che sembrano oggi fortemente contrastare con l'individualismo imperante. Da profondo conoscitore della letteratura specialistica sulla maternità Recalcati trova comunque una chiave di lettura molto originale: l'orizzonte del saggio si muove alla ricerca di un possibile equilibrio tra la versione ipermoderna e attuale della madre (donne che per non rovinarsi il fisico rinunciano ad allattare il figlio) e la visione patriarcale della maternità (che imponeva alle donne solo di occuparsi dei figli e impediva loro qualsiasi altro interesse). Entrambe le versioni, denunciate e criticate dall'autore, non sembrano prendere in esame quel quid di metafisico cui assolve la funzione della madre, spiegato attraverso le teorie di Lacan, Freud e altri psicologi e psicanalisti.
“Il desiderio della madre trasmette il sentimento della vita”, leggiamo in una delle pagine più intense del testo, frase che vuole far trapelare l'idea che la maternità sia una faccenda umana e allo stesso tempo spirituale, che poco spartisce con la mera biologia o con la sola questione dei geni. La “legge del desiderio” di cui Recalcati ci parla nella prima parte del libro, porta la madre ad assumere una cura particolareggiata verso il proprio figlio, espressa dai gesti, dallo sguardo e, come si evince dal titolo, dalle mani delle donne. Le mani della madri trasmettono al figlio un senso di protezione e di rifugio; non è un caso che questo bellissimo saggio si apra con un ricordo infantile dell'autore che insieme alla madre, sul divano di casa, guarda uno sceneggiato alla tv ispirato a un fatto vero di cronaca (La madre di Torino di Gianni Bongioanni): a Torino una madre aveva salvato il proprio bambino dal precipitare nel vuoto trattenendolo a mani nude, con forzo spasmodico per ore. Continuano gli esempi di “cura” verso il figlio attraverso il film Anni felici di Daniele Lucchetti dove la protagonista sfida un destino di sottomissione al marito infedele spogliandosi dell’abito della madre sacrificale; solo esistendo come donna può continuare a fornire ai figli l’ossigeno necessario per la vita (come nella scena in cui salva il bambino dal rischio di annegare). E infine c’è la “cura” espressa dal nome, visto come il carattere insostituibile e unico del figlio: Christine Collins (Angelina Jolie) nel film Changeling di Clint Eastwood non si rassegna a perdere il suo bambino, non vuole surrogati, non smette di cercarlo e di pretendere giustizia. Sfidando la legge e accettando persino di essere internata.
Attraverso tutti questi esempi e molti altri, il saggio di Recalcati, oltre ad essere una bellissima lettura di per sé per l'elegante prosa e i numerosi rimandi letterari e cinematografici, offre davvero tanti spunti su cui riflettere intorno alla maternità e ai modi in cui oggi le donne la esprimono. Quello che sicuramente è un caposaldo del libro e di tutte le realtà storiche e sociali che si sono susseguite è che l'amore materno, il desiderio per il figlio reale, per il suo nome proprio, non è mai una rappresentazione ideale, ma piuttosto un amore intero, totale, a trecentosessantagradi, in cui rientrano ogni tipo di “stortura” e irregolarità.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
-
Ultimo aggiornamento venerdì, 27 novembre 2015
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina |
Feed RSS per tutti i commenti
"Le mani della madre" di Massimo Recalcati
Massimo Recalcati, uno dei maggiori psicanalisti italiani odierni, dopo aver dedicato gli ultimi suoi studi alla figura del padre, come i saggi Il complesso di Telemaco e Cosa resta del padre, decide in questo testo di prendere in esame la figura della madre: infatti, in occasione di molti suoi interventi pubblici in cui sosteneva l'evaporazione della figura paterna, gli veniva richiesto, inevitabilmente, da parte dei suoi fedeli e accaniti lettori la seguente domanda: se del padre rimane poco, quanto resta nel nostro tempo della figura materna? Questo saggio prende quindi le mosse da questo interrogativo e cerca di risolverlo attraverso numerosi esempi di matrice psicologica e psicanalitica ma, a differenza che negli altri saggi di Recalcati, stavolta anche attraverso la ri-lettura di romanzi e film che volutamente allontanano l'elegante stile dell'autore da freddi tecnicismi. Insomma, l'impressione è quasi che lo scrittore voglia parlare direttamente al cuore delle donne, invitandole a riflettere sulla potenza dell'essere madre.
L'aspetto cruciale che Recalcati vuole evidenziare è che la maternità insegna una prassi di ascolto, di cura e di pazienza, tutte azioni che sembrano oggi fortemente contrastare con l'individualismo imperante. Da profondo conoscitore della letteratura specialistica sulla maternità Recalcati trova comunque una chiave di lettura molto originale: l'orizzonte del saggio si muove alla ricerca di un possibile equilibrio tra la versione ipermoderna e attuale della madre (donne che per non rovinarsi il fisico rinunciano ad allattare il figlio) e la visione patriarcale della maternità (che imponeva alle donne solo di occuparsi dei figli e impediva loro qualsiasi altro interesse). Entrambe le versioni, denunciate e criticate dall'autore, non sembrano prendere in esame quel quid di metafisico cui assolve la funzione della madre, spiegato attraverso le teorie di Lacan, Freud e altri psicologi e psicanalisti.
“Il desiderio della madre trasmette il sentimento della vita”, leggiamo in una delle pagine più intense del testo, frase che vuole far trapelare l'idea che la maternità sia una faccenda umana e allo stesso tempo spirituale, che poco spartisce con la mera biologia o con la sola questione dei geni. La “legge del desiderio” di cui Recalcati ci parla nella prima parte del libro, porta la madre ad assumere una cura particolareggiata verso il proprio figlio, espressa dai gesti, dallo sguardo e, come si evince dal titolo, dalle mani delle donne. Le mani della madri trasmettono al figlio un senso di protezione e di rifugio; non è un caso che questo bellissimo saggio si apra con un ricordo infantile dell'autore che insieme alla madre, sul divano di casa, guarda uno sceneggiato alla tv ispirato a un fatto vero di cronaca (La madre di Torino di Gianni Bongioanni): a Torino una madre aveva salvato il proprio bambino dal precipitare nel vuoto trattenendolo a mani nude, con forzo spasmodico per ore. Continuano gli esempi di “cura” verso il figlio attraverso il film Anni felici di Daniele Lucchetti dove la protagonista sfida un destino di sottomissione al marito infedele spogliandosi dell’abito della madre sacrificale; solo esistendo come donna può continuare a fornire ai figli l’ossigeno necessario per la vita (come nella scena in cui salva il bambino dal rischio di annegare). E infine c’è la “cura” espressa dal nome, visto come il carattere insostituibile e unico del figlio: Christine Collins (Angelina Jolie) nel film Changeling di Clint Eastwood non si rassegna a perdere il suo bambino, non vuole surrogati, non smette di cercarlo e di pretendere giustizia. Sfidando la legge e accettando persino di essere internata.
Attraverso tutti questi esempi e molti altri, il saggio di Recalcati, oltre ad essere una bellissima lettura di per sé per l'elegante prosa e i numerosi rimandi letterari e cinematografici, offre davvero tanti spunti su cui riflettere intorno alla maternità e ai modi in cui oggi le donne la esprimono. Quello che sicuramente è un caposaldo del libro e di tutte le realtà storiche e sociali che si sono susseguite è che l'amore materno, il desiderio per il figlio reale, per il suo nome proprio, non è mai una rappresentazione ideale, ma piuttosto un amore intero, totale, a trecentosessantagradi, in cui rientrano ogni tipo di “stortura” e irregolarità.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento venerdì, 27 novembre 2015
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina | Feed RSS per tutti i commenti