Le case del malcontento
Le case del malcontento ha l'apparenza di una maestosa summa aneddotica, in un certo senso orizzontale, ricavata mettendo in fila le decine e decine di voci e vicende di Le Case, una piccola Macondo maremmana in cui realtà e finzione si incontrano, ma è anche una discesa nelle verità profonde di una certa aspra, e maligna vena della Toscana contadina.
Gli abitanti del paese prendono voce a turno e i loro racconti si intrecciano componendo un albero narrativo il cui tronco principale è il ritorno improvviso in paese di Samuele, il giovane e bel nipote dell'Esedra, additato come “mostro” per essere stato il principale accusato di un femminicidio in un processo che però è stato sospeso. Il suo ritorno semina scompiglio e dà il via al racconto impietoso dei molti vizi e delle pochissime virtù di tutti gli abitanti del paese. Preti che usano i soldi della questua per comprarsi da bere, contadini che favoriscono incidenti stradali per rubare dalle tasche delle vittime, madri disposte veramente a tutto pur di trovare un buon partito a una figlia, medici che vorrebbero far estinguere gli abitanti del paese invece di curarli, mogli ninfomani, falsi sordomuti... La narrazione è improntata a uno spietato realismo e a un cipiglio tutto toscano che già ha suonato queste corde di humor nero ma che non aveva mai pensato che ci si potesse comporre addirittura un'epopea e si era accontentata finora di più piccoli scherzi.
Nella struttura concatenata del racconto trova spazio anche la Storia con la S maiuscola, quella che attraversa le terre della Maremma: la guerra, la Resistenza, la tragedia della miniera di Ribolla, il definitivo declino economico della regione, l'emigrazione prima e l'immigrazione poi... E trovano spazio anche le passioni dell'autore per la scrittura e per gli scacchi, che insieme sembrano comporre, in modo quasi complementare, uno strumento di narrazione delle dinamiche umane, l'una con le parole, gli altri come un'allegoria muta perennemente in mutamento.
La lingua terrigna e veloce vola al ritmo dell'oralità rendendo agili le quasi cinquecento pagine e, se all'inizio sembra dare l'idea di un racconto che non si prende troppo sul serio, alla lunga si rivela uno strumento perfetto di rifrazione di quel quid che è invece sotto la corteccia serio, serissimo, come ogni discorso sul destino, anche quando affrontato con una sfrontata risata sul volto.
Ma "Le case del malcontento" è anche un canto di amore ed odio rivolto dallo scrittore alla sua Maremma; da un lato l'espressione di un amore, non incantatorio ma da cui comunque non ci si libera, dall'altro la testimonianza di quell'aspra ribellione che non può mancare in ogni corpo a corpo con le proprie origini, con le gabbie dentro cui siamo cresciuti. Ed è in questo maneggiare il particolare e il concreto, nonché nel mettere mano ai nodi più profondi delle proprie radici, che si trovano le ragioni dell’universalità di questo bel romanzo e, in definitiva, del suo essere qualcosa in più che un semplice intrattenimento.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
-
Ultimo aggiornamento giovedì, 21 giugno 2018
Le case del malcontento ha l'apparenza di una maestosa summa aneddotica, in un certo senso orizzontale, ricavata mettendo in fila le decine e decine di voci e vicende di Le Case, una piccola Macondo maremmana in cui realtà e finzione si incontrano, ma è anche una discesa nelle verità profonde di una certa aspra, e maligna vena della Toscana contadina.
Gli abitanti del paese prendono voce a turno e i loro racconti si intrecciano componendo un albero narrativo il cui tronco principale è il ritorno improvviso in paese di Samuele, il giovane e bel nipote dell'Esedra, additato come “mostro” per essere stato il principale accusato di un femminicidio in un processo che però è stato sospeso. Il suo ritorno semina scompiglio e dà il via al racconto impietoso dei molti vizi e delle pochissime virtù di tutti gli abitanti del paese. Preti che usano i soldi della questua per comprarsi da bere, contadini che favoriscono incidenti stradali per rubare dalle tasche delle vittime, madri disposte veramente a tutto pur di trovare un buon partito a una figlia, medici che vorrebbero far estinguere gli abitanti del paese invece di curarli, mogli ninfomani, falsi sordomuti... La narrazione è improntata a uno spietato realismo e a un cipiglio tutto toscano che già ha suonato queste corde di humor nero ma che non aveva mai pensato che ci si potesse comporre addirittura un'epopea e si era accontentata finora di più piccoli scherzi.
Nella struttura concatenata del racconto trova spazio anche la Storia con la S maiuscola, quella che attraversa le terre della Maremma: la guerra, la Resistenza, la tragedia della miniera di Ribolla, il definitivo declino economico della regione, l'emigrazione prima e l'immigrazione poi... E trovano spazio anche le passioni dell'autore per la scrittura e per gli scacchi, che insieme sembrano comporre, in modo quasi complementare, uno strumento di narrazione delle dinamiche umane, l'una con le parole, gli altri come un'allegoria muta perennemente in mutamento.
La lingua terrigna e veloce vola al ritmo dell'oralità rendendo agili le quasi cinquecento pagine e, se all'inizio sembra dare l'idea di un racconto che non si prende troppo sul serio, alla lunga si rivela uno strumento perfetto di rifrazione di quel quid che è invece sotto la corteccia serio, serissimo, come ogni discorso sul destino, anche quando affrontato con una sfrontata risata sul volto.
Ma "Le case del malcontento" è anche un canto di amore ed odio rivolto dallo scrittore alla sua Maremma; da un lato l'espressione di un amore, non incantatorio ma da cui comunque non ci si libera, dall'altro la testimonianza di quell'aspra ribellione che non può mancare in ogni corpo a corpo con le proprie origini, con le gabbie dentro cui siamo cresciuti. Ed è in questo maneggiare il particolare e il concreto, nonché nel mettere mano ai nodi più profondi delle proprie radici, che si trovano le ragioni dell’universalità di questo bel romanzo e, in definitiva, del suo essere qualcosa in più che un semplice intrattenimento.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento giovedì, 21 giugno 2018