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La vita privata

La vita privata si concede fin dal titolo la possibilità di essere interpretato in più modi.

Con vita privata, si intende la nostra vita intima, personale, riservata, oppure privata è un participio passato, un verbo che quella vita ci toglie, che rende assente?

Anche la trama non è d'aiuto.

Un uomo si sveglia una domenica mattina e, guardandosi allo specchio, si accorge di essere scomparso. Non è più visibile, il corpo non c'è più, manca un elemento fondamentale che dà un'identità, che permette di interagire con gli altri, con l'altro, di vivere in questo mondo. Privato del corpo resta uno sguardo, una voce e un sentire.

Di nuovo si scivola nell'ambiguità e nella possibilità, per il lettore, di interpretare liberamente.

Cosa si intende per sentire? Udire o provare un sentimento, una sensazione?

Il protagonista innominato di Garbuglia non ha un corpo repellente come il kafkiano Gregor Samsa che, con la metamorfosi, acquista una voce di bestia, uno squittio con il quale perde la capacità di essere intelligibile con la sua voce di bestia, l'irreprimibile pigolio lamentoso che non può che renderlo solo. Ma è condivisa quell'atmosfera surreale che mira all'isolamento dato dall'incomprensibilità e dall'assurdità oggettiva di un evento straordinario.

C'è una famiglia, la moglie Adele e il figlio Enrico, e la descrizione del loro dolore nei confronti di questa scomparsa ma anche la descrizione dell'estraniamento che provano.

Di fronte alla novità inesplicabile il protagonista esce di casa in una passeggiata che vorremmo non finisse mai. Osserva non visto, i luoghi dove ha vissuto, le persone che con lui condividevano quel mondo di periferia. Anima girovaga con uno sguardo attento sugli altri che alla fine rivolge su se stesso e sui propri ricordi, quelli importanti e quelli sciocchi che – chissà per quale assurdo motivo non sono stati dimenticati. Un'anima girovaga che ancora non riesce ad andarsene.

Ci sono libri che vanno assaporati lentamente. La vita privata è sicuramente uno di questi. Sembra di vivere un lutto con gli oggetti che si caricano di un sentimento affettivo più grande, le scarpe screpolate, il vuoto nel letto. Una moglie che non si può più abbracciare, un figlio al quale non si possono più scompigliare i capelli. Il sentimento della perdita è vissuto da entrambi, da quel mondo che è ancora visibile, concreto, reale ma anche da quel mondo non meno reale che è diventato invisibile.

Ci perdiamo nelle pagine ambigue di Garbuglia. E perdersi è dolce e doloroso.

 

Elenza Zucconi (libraia, Libreria Les Bouquinistes di Pistoia)

 

Il libro è stato promosso nell'ambito del progetto Bibliodiversità della Biblioteca San Giorgio

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