La libreria delle storie sospese
Cristina Di Canio è una di quelle ragazze “fortunate” che a meno di 25 anni ha trovato un posto di lavoro fisso: una di quelle occupazioni senza infamia e senza lode che però permettono di mangiare tutti i giorni e sopravvivere discretamente: un risultato non da poco, di questi tempi. Ma c’è un bruciorino di stomaco che l’accompagna tutti i giorni al lavoro: la voglia mai sopita di dare spazio al suo sogno di mollare tutto e aprire una libreria indipendente nella sua città, a Milano, in uno di quei luoghi lontani dal centro che però non si addentrano ancora nella periferia più anonima. Aprire una libreria in un momento di crisi economica, in un paese dove si legge notoriamente molto poco: ci sono tutte le premesse “razionali” per un bel fallimento. Ma la vita ogni tanto fa succedere anche cose belle. Ed è così che “Il mio libro” non soltanto apre al pubblico nel 2010, ma addirittura si fa conoscere tra la gente del quartiere e diventa piano piano un luogo di incontro e di scambio di idee. Nel 2014 un suo amico-cliente lancia quasi per caso “il libro sospeso”, una sorta di catena di solidarietà tra lettori che – al pari del più famoso “caffè sospeso” (vedi) lasciato pagato nei bar di Napoli a favore di avventori sconosciuti – parte dall’acquisto di un libro che si è amato e che viene lasciato a disposizione del cliente successivo, che – colpito dalla sorpresa per il regalo inatteso – auspicabilmente continuerà la catena, acquistando a propria volta un altro libro del cuore, da destinare ad uno sconosciuto. Di una tale iniziativa così curiosa e originale si comincia a parlare in tutt’Italia, e i clienti si moltiplicano.
La storia di questa libreria speciale, piccola e dalle pareti lilla, è diventata nel 2016 anche un romanzo che sta riscuotendo un buon successo di critica e di pubblico: merito della freschezza dello stile usato, merito anche dell’intreccio abile e convincente tra gli eventi della quotidianità (segnati perlopiù dalle storie d’amore infelici in cui va a cacciarsi la libraia protagonista) e le memorie di una cliente speciale della libreria: Adele, una signora di ottant’anni che, rimasta sola dopo la scomparsa del marito, ripercorre in controluce la propria vicenda personale di giovane ragazza del sud, emigrata al nord con la speranza di una vita migliore. A Milano ha costruito la sua famiglia, ha attraversato gli anni della contestazione e del boom economico, è passata dalla casa di ringhiera ad una abitazione più confortevole, credendo fermamente nell’importanza dell’impegno e del sacrificio per il miglioramento delle condizioni di vita della sua famiglia e della società.
Tra le due donne si consolida una profonda solidarietà, che diventa reciproca ragione di vita: per l’anziana donna trascorrere il tempo in libreria è il modo più efficace per sentirsi viva e non abbandonarsi alla tristezza della solitudine; per la giovane librai la compagnia di Adele diventa l’occasione per contemperare gli eccessi della propria irruenza sentimentale con una esperienza di vita in grado di aiutarla ad andare oltre le emozioni del momento.
Un romanzo al femminile, fatto di amicizia sincera e di sincero amore per la lettura, che piacerà a chi sa che i libri sono capaci di grandi e piccoli miracoli.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento martedì, 2 maggio 2017
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Cristina Di Canio è una di quelle ragazze “fortunate” che a meno di 25 anni ha trovato un posto di lavoro fisso: una di quelle occupazioni senza infamia e senza lode che però permettono di mangiare tutti i giorni e sopravvivere discretamente: un risultato non da poco, di questi tempi. Ma c’è un bruciorino di stomaco che l’accompagna tutti i giorni al lavoro: la voglia mai sopita di dare spazio al suo sogno di mollare tutto e aprire una libreria indipendente nella sua città, a Milano, in uno di quei luoghi lontani dal centro che però non si addentrano ancora nella periferia più anonima. Aprire una libreria in un momento di crisi economica, in un paese dove si legge notoriamente molto poco: ci sono tutte le premesse “razionali” per un bel fallimento. Ma la vita ogni tanto fa succedere anche cose belle. Ed è così che “Il mio libro” non soltanto apre al pubblico nel 2010, ma addirittura si fa conoscere tra la gente del quartiere e diventa piano piano un luogo di incontro e di scambio di idee. Nel 2014 un suo amico-cliente lancia quasi per caso “il libro sospeso”, una sorta di catena di solidarietà tra lettori che – al pari del più famoso “caffè sospeso” (vedi) lasciato pagato nei bar di Napoli a favore di avventori sconosciuti – parte dall’acquisto di un libro che si è amato e che viene lasciato a disposizione del cliente successivo, che – colpito dalla sorpresa per il regalo inatteso – auspicabilmente continuerà la catena, acquistando a propria volta un altro libro del cuore, da destinare ad uno sconosciuto. Di una tale iniziativa così curiosa e originale si comincia a parlare in tutt’Italia, e i clienti si moltiplicano.
La storia di questa libreria speciale, piccola e dalle pareti lilla, è diventata nel 2016 anche un romanzo che sta riscuotendo un buon successo di critica e di pubblico: merito della freschezza dello stile usato, merito anche dell’intreccio abile e convincente tra gli eventi della quotidianità (segnati perlopiù dalle storie d’amore infelici in cui va a cacciarsi la libraia protagonista) e le memorie di una cliente speciale della libreria: Adele, una signora di ottant’anni che, rimasta sola dopo la scomparsa del marito, ripercorre in controluce la propria vicenda personale di giovane ragazza del sud, emigrata al nord con la speranza di una vita migliore. A Milano ha costruito la sua famiglia, ha attraversato gli anni della contestazione e del boom economico, è passata dalla casa di ringhiera ad una abitazione più confortevole, credendo fermamente nell’importanza dell’impegno e del sacrificio per il miglioramento delle condizioni di vita della sua famiglia e della società.
Tra le due donne si consolida una profonda solidarietà, che diventa reciproca ragione di vita: per l’anziana donna trascorrere il tempo in libreria è il modo più efficace per sentirsi viva e non abbandonarsi alla tristezza della solitudine; per la giovane librai la compagnia di Adele diventa l’occasione per contemperare gli eccessi della propria irruenza sentimentale con una esperienza di vita in grado di aiutarla ad andare oltre le emozioni del momento.
Un romanzo al femminile, fatto di amicizia sincera e di sincero amore per la lettura, che piacerà a chi sa che i libri sono capaci di grandi e piccoli miracoli.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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