La disertora
Barbara Beneforti si è occupata per dieci anni anni di pari opportunità, immigrazione e contrasto alle discriminazioni per la Provincia di Pistoia, prima di trasferirsi al Ministero di Giustizia. I suoi interessi professionali hanno coinciso a lungo con un suo impegno sociale e hanno dato diversi frutti in forma di parole con pubblicazioni varie: libri, articoli e saggi legati perlopiù al tema dell'emigrazione, dalle condizioni di Rom e Sinti alle migrazioni storiche degli italiani, alle storie dei nuovi migranti e della loro accoglienza.
Memoria, impegno civile e orgoglio di dare voce a chi non ha lasciato traccia nella Storia sono i segni caratterizzanti della scrittura della Beneforti, e tali sono rimasti anche da quando ha iniziato a dedicarsi al romanzo, esordendo nel 2011 con L'ultima stagione: storia contadina. Del 2016 è la sua seconda prova narrativa: La disertora. Entrambi i romanzi sono ispirati a vicende realmente accadute, sono ambientati nella campagna alle porte di Pistoia nella seconda metà dell'Ottocento e ci restituiscono un affresco della vita contadina e del mondo mezzadrile negli anni in cui si faceva l'Unità d'Italia. Anche in questo caso a fluire nei libri è l’esperienza di vita della scrittrice, che abita infatti sulle colline pistoiesi, in mezzo a un bosco, nella stessa casa dove per oltre un secolo i suoi avi hanno lavorato come mezzadri.
Particolarmente riuscite e affascinanti sono le pagine di “La disertora”. La storia narrata nel romanzo è ispirata alle vicende processuali di alcuni renitenti alla leva, arrestati nel 1866 per mutilazione volontaria del dito indice della mano destra, i cui atti sono conservati presso l'Archivio di Stato di Pistoia. È una storia di coraggio che, in tre momenti diversi, narra la vita della protagonista, Luce: la nascita a metà Ottocento in un podere di Candeglia da una contadina che, ragazza madre, la dà alla luce e la alleva da sola, la giovinezza nel piccolo borgo di Lupicciano, quando vive un amore clandestino e aiuta l’uomo amato a fuggire per sottrarsi alla leva militare, e infine la vecchiaia, al tempo della prima guerra mondiale, quando nel salutare il nipote che parte soldato ripensa a tutti gli impicci che guerre e potenti hanno portato nella sua vita.
Serena (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 7 agosto 2017
Barbara Beneforti si è occupata per dieci anni anni di pari opportunità, immigrazione e contrasto alle discriminazioni per la Provincia di Pistoia, prima di trasferirsi al Ministero di Giustizia. I suoi interessi professionali hanno coinciso a lungo con un suo impegno sociale e hanno dato diversi frutti in forma di parole con pubblicazioni varie: libri, articoli e saggi legati perlopiù al tema dell'emigrazione, dalle condizioni di Rom e Sinti alle migrazioni storiche degli italiani, alle storie dei nuovi migranti e della loro accoglienza.
Memoria, impegno civile e orgoglio di dare voce a chi non ha lasciato traccia nella Storia sono i segni caratterizzanti della scrittura della Beneforti, e tali sono rimasti anche da quando ha iniziato a dedicarsi al romanzo, esordendo nel 2011 con L'ultima stagione: storia contadina. Del 2016 è la sua seconda prova narrativa: La disertora. Entrambi i romanzi sono ispirati a vicende realmente accadute, sono ambientati nella campagna alle porte di Pistoia nella seconda metà dell'Ottocento e ci restituiscono un affresco della vita contadina e del mondo mezzadrile negli anni in cui si faceva l'Unità d'Italia. Anche in questo caso a fluire nei libri è l’esperienza di vita della scrittrice, che abita infatti sulle colline pistoiesi, in mezzo a un bosco, nella stessa casa dove per oltre un secolo i suoi avi hanno lavorato come mezzadri.
Particolarmente riuscite e affascinanti sono le pagine di “La disertora”. La storia narrata nel romanzo è ispirata alle vicende processuali di alcuni renitenti alla leva, arrestati nel 1866 per mutilazione volontaria del dito indice della mano destra, i cui atti sono conservati presso l'Archivio di Stato di Pistoia. È una storia di coraggio che, in tre momenti diversi, narra la vita della protagonista, Luce: la nascita a metà Ottocento in un podere di Candeglia da una contadina che, ragazza madre, la dà alla luce e la alleva da sola, la giovinezza nel piccolo borgo di Lupicciano, quando vive un amore clandestino e aiuta l’uomo amato a fuggire per sottrarsi alla leva militare, e infine la vecchiaia, al tempo della prima guerra mondiale, quando nel salutare il nipote che parte soldato ripensa a tutti gli impicci che guerre e potenti hanno portato nella sua vita.
Serena (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 7 agosto 2017