La custode dei libri
La custode dei libri dell'esordiente Sophie Divry è una sorta di vademecum, in forma di dialogo immaginario, di una bibliotecaria; di lei sappiamo solo che si è da poco trasferita in provincia, è sola, lavora in una biblioteca comunale e si occupa con meticolosa cura e dedizione dello scaffale di geografia. "Catalogare, riordinare, non disturbare", è tutta la sua vita, trascorsa nel seminterrato di una biblioteca, un luogo che è diventato il suo rifugio, in cui il silenzio non crea imbarazzo, la solitudine non desta angosce, in cui l'essere invisibile al mondo non si rivela una pena insopportabile. Proprio la biblioteca diventa, allora, il punto di osservazione privilegiato per studiare, osservare le abitudini di lettura delle altre persone, in particolare, del suo "immaginario interlocutore", Martin, un giovane studioso, frequentatore della biblioteca, assolutamente ignaro dei gesti di compiacimento e di attenzione che la donna gli rivolge. Il monologo della bibliotecaria sembra, quindi, indirizzato all'amore per il giovane Martin, e alla dedizione per i suoi "volumi", pile di libri perfettamente ordinate che divengono una sorta di bolla spazio-temporale in cui rinchiudersi, in cui celare ogni emozione. Sembra così che l'ordine maniacale della biblioteca debba compensare un disordine personale e interiore e , più in generale, debba costituire un anestetico alla crisi dell'uomo moderno e alle sue nevrosi. Un divertissement letterario di rapida lettura che ha il pregio di presentarci questa figura di bibliotecaria un po' lamentosa, forse anche un po' inacidita, ma estremamente sincera e simpatica che ci accompagna in riflessioni interessanti e preziose sul piacere di leggere e sul peso e la qualità della cultura odierna.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 14 febbraio 2014
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La custode dei libri dell'esordiente Sophie Divry è una sorta di vademecum, in forma di dialogo immaginario, di una bibliotecaria; di lei sappiamo solo che si è da poco trasferita in provincia, è sola, lavora in una biblioteca comunale e si occupa con meticolosa cura e dedizione dello scaffale di geografia. "Catalogare, riordinare, non disturbare", è tutta la sua vita, trascorsa nel seminterrato di una biblioteca, un luogo che è diventato il suo rifugio, in cui il silenzio non crea imbarazzo, la solitudine non desta angosce, in cui l'essere invisibile al mondo non si rivela una pena insopportabile. Proprio la biblioteca diventa, allora, il punto di osservazione privilegiato per studiare, osservare le abitudini di lettura delle altre persone, in particolare, del suo "immaginario interlocutore", Martin, un giovane studioso, frequentatore della biblioteca, assolutamente ignaro dei gesti di compiacimento e di attenzione che la donna gli rivolge. Il monologo della bibliotecaria sembra, quindi, indirizzato all'amore per il giovane Martin, e alla dedizione per i suoi "volumi", pile di libri perfettamente ordinate che divengono una sorta di bolla spazio-temporale in cui rinchiudersi, in cui celare ogni emozione. Sembra così che l'ordine maniacale della biblioteca debba compensare un disordine personale e interiore e , più in generale, debba costituire un anestetico alla crisi dell'uomo moderno e alle sue nevrosi. Un divertissement letterario di rapida lettura che ha il pregio di presentarci questa figura di bibliotecaria un po' lamentosa, forse anche un po' inacidita, ma estremamente sincera e simpatica che ci accompagna in riflessioni interessanti e preziose sul piacere di leggere e sul peso e la qualità della cultura odierna.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento venerdì, 14 febbraio 2014
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