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La carta e il territorio

Può un autore descrivere e immaginare la propria morte, per giunta violenta e farsi aiutare nella risoluzione del caso dal protagonista del suo romanzo? Michel Houelllebecq sì, può. La coda gialla che arriva quasi alla fine e che non sconvolge il ritmo della narrazione ma sorprende e diverte il lettore non è però la cosa più importante de "La carta e il territorio", premio Goncourt 2010. Abbandonando questa volta trame autobiografiche o pseudo-autobiografiche che avevano caratterizzato le prove precedenti, Houellebecq, moderno Céline, delinea in Jed Martin, artista contemporaneo, il protagonista, vittima e carnefice, di una vita di possibilità mancate, false illusioni, amori lasciati finire per distrazione o disimpegno. Il mondo dell'arte, pur al centro del romanzo, rimane sullo sfondo così come lo stesso Jed non si lascia coinvolgere dagli eventi, anzi, si tira indietro proprio nel momento in cui sta per toccare il successo, professionale o amoroso che sia. La russa Olga, le carte Michelin o le tele dedicate ai mestieri restano periodi di una vita da consumare e in fretta, senza speranze per il domani in cui le poche consolazioni derivano dagli oggetti i cui brand contemporanei sono rassicuranti isole di felicità.

Pietro (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)

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