L'indagine del tenente Gregory
Stanislaw Lem è stato un grande autore polacco. Fu soprattutto un maestro della fantascienza (si pensi a Solaris, notissimo per le due versioni cinematografiche di Tarkovskij e Soderbergh) ma nella sua produzione c’è un piccolo gioiello che di fantascienza non è. Si tratta di "Sledtwo", alla lettera "L’indagine" (come il titolo della prima versione uscita in Italia, per Rusconi prima e per Mondadori poi), successivamente tradotto nuovamente per Bollati Boringhieri da Vera Verdiani col titolo L’indagine del tenente Gregory.
Qui Lem si addentra nel genere giallo, o per meglio dire noir. Una narrazione sul filo del sovrannaturale, una spaventosa vicenda ambientata nei sobborghi di Londra, dove improvvisamente cominciano a spostarsi e a scomparire misteriosamente dei cadaveri da cimiteri e camere ardenti. L’indagine appare sin da subito una sfida tra due chiavi opposte di lettura della realtà, quella scientifica, della statistica soprattutto, e quella che non si ferma invece di fronte a ipotesi irrazionali. L’inchiesta si muove con passo incerto, gli incontri del tenente Gregory sembrano non portare a niente se non ad alimentare una sua riflessione continua sull’insufficienza dei propri strumenti e sul destino fallimentare della sua inchiesta.
E la narrazione stessa a volte sembra zoppicare, non trovare una via, indugiare troppo in stazioni senza significato per poi precipitare fin troppo frettolosamente verso la sua conclusione. Eppure il libro resta impresso nella mente del lettore per le sue atmosfere, il disperato ma insistente barcollare nel buio del protagonista e le domande impetuose che pone in una prosa tagliente e acuminata, come nel seguente passo:
Se il mondo non fosse un rompicapo da risolvere, ma solo un calderone in cui nuotano alla rinfusa pezzi sparsi che, di tanto in tanto e per puro caso, si aggregano in un insieme? […] Usiamo la religione e la filosofia come un collante con cui aggregare e tenere insieme frattaglie statistiche sparse, per conferire loro un senso unitario e farle suonare all’unisono come una campana celebrante la nostra gloria! E invece sotto a tutto questo non c’è che il famoso calderone … L’ordine matematico del mondo è la nostra preghiera alla piramide del caos.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 14 aprile 2017
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Stanislaw Lem è stato un grande autore polacco. Fu soprattutto un maestro della fantascienza (si pensi a Solaris, notissimo per le due versioni cinematografiche di Tarkovskij e Soderbergh) ma nella sua produzione c’è un piccolo gioiello che di fantascienza non è. Si tratta di "Sledtwo", alla lettera "L’indagine" (come il titolo della prima versione uscita in Italia, per Rusconi prima e per Mondadori poi), successivamente tradotto nuovamente per Bollati Boringhieri da Vera Verdiani col titolo L’indagine del tenente Gregory.
Qui Lem si addentra nel genere giallo, o per meglio dire noir. Una narrazione sul filo del sovrannaturale, una spaventosa vicenda ambientata nei sobborghi di Londra, dove improvvisamente cominciano a spostarsi e a scomparire misteriosamente dei cadaveri da cimiteri e camere ardenti. L’indagine appare sin da subito una sfida tra due chiavi opposte di lettura della realtà, quella scientifica, della statistica soprattutto, e quella che non si ferma invece di fronte a ipotesi irrazionali. L’inchiesta si muove con passo incerto, gli incontri del tenente Gregory sembrano non portare a niente se non ad alimentare una sua riflessione continua sull’insufficienza dei propri strumenti e sul destino fallimentare della sua inchiesta.
E la narrazione stessa a volte sembra zoppicare, non trovare una via, indugiare troppo in stazioni senza significato per poi precipitare fin troppo frettolosamente verso la sua conclusione. Eppure il libro resta impresso nella mente del lettore per le sue atmosfere, il disperato ma insistente barcollare nel buio del protagonista e le domande impetuose che pone in una prosa tagliente e acuminata, come nel seguente passo:
Se il mondo non fosse un rompicapo da risolvere, ma solo un calderone in cui nuotano alla rinfusa pezzi sparsi che, di tanto in tanto e per puro caso, si aggregano in un insieme? […] Usiamo la religione e la filosofia come un collante con cui aggregare e tenere insieme frattaglie statistiche sparse, per conferire loro un senso unitario e farle suonare all’unisono come una campana celebrante la nostra gloria! E invece sotto a tutto questo non c’è che il famoso calderone … L’ordine matematico del mondo è la nostra preghiera alla piramide del caos.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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