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L'economia delle cose

 

Al di là della bolla di sensazionalismo mediatico che accompagna scientificamente (la scienza del marketing) alcuni scrittori ma non altri sin dal loro primo libro, questa raccolta di racconti risulta davvero, anche a qualche anno di distanza dalla sua comparsa (2007), come uno dei più convincenti esordi dell'ultima generazione di narratori italiani. Non un libro di epifanie, come qualcuno ha scritto, ma un libro di presentimenti dominato dal senso del perturbamento, ovvero di quanto di improvvisamente estraneo e distruttivo il silenzio e l'oscurità covano nel nido familiare. I racconti appaiono tutti come incipit interrotti di possibili romanzi, abbandonati nel momento di trasformarsi in storie. Questo perché alla scrittrice non interessano le storie quanto una verità, che soggiace al senso del libro riunendo gli otto racconti sotto una luce omogenea e malinconica. Tutti questi personaggi vivono sul confine di un istante in cui l'economia delle cose, il piccolo e miracoloso equilibrio di una vita, pare sul punto di sovvertirsi e precipitare inghiottito dal nulla. La loro voce alla fine sembra dunque una sola voce che sotto sotto ci dice di fare attenzione perché ogni istante contiene un intero universo ma anche, nello stesso tempo, la possibilità di perderlo. E di perderlo definitivamente. Un bell'esordio, niente affatto gratuito e, per inciso, nemmeno minimalista, come molti hanno scritto. Anzi.

Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)

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