L'anulare
Un'opaca limpidezza: questa potrebbe essere la paradossale immagine a cui ricondurre il clima del breve romanzo della giapponese Yoko Ogawa, magistralmente orchestrato come una rapsodia di sfumature contrastanti, secondo la lezione del suo grande connazionale, maestro del perturbamento, il premio Nobel Yasunari Kawabata.
La giovane protagonista conduce una tranquilla e monotona esistenza da impiegata nel singolare laboratorio del carismatico signor Deshimaru, il cui unico scopo è raccogliere e conservare le più svariate cose (ma ancor più la loro aurea) da cui le persone desiderano liberarsi, trasformandole in "esemplari": tre funghi che una ragazzina ha raccolto fra le ceneri dell'incendio in cui ha perso i genitori, i resti delle ossa dell'uccellino che per dieci anni ha fatto compagnia a un vecchietto, una musica composta per una ragazza dall'ex fidanzato... La lieve incrinatura iniziale tra il clima surreale e lo stile realistico e piano della narrazione, si fa di pagina in pagina più ampia, fino a farci percepire concretamente lo spessore perturbante del mistero assiepato dietro la patina di gesti e abitudini quotidiane. Al centro di tutto, forse, il potere magnetico che esercitano su ogni essere umano le proprie mancanze e le proprie ferite. Sarà il dono di un paio di eleganti scarpe da parte del principale a scatenare nella protagonista un processo di perdita di sé, fino all'insospettabile finale, verso cui precipita, come attratta da un destino magico e inesorabile, allo stesso tempo inquietante e liberatorio.
Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento sabato, 11 gennaio 2014
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Un'opaca limpidezza: questa potrebbe essere la paradossale immagine a cui ricondurre il clima del breve romanzo della giapponese Yoko Ogawa, magistralmente orchestrato come una rapsodia di sfumature contrastanti, secondo la lezione del suo grande connazionale, maestro del perturbamento, il premio Nobel Yasunari Kawabata.
La giovane protagonista conduce una tranquilla e monotona esistenza da impiegata nel singolare laboratorio del carismatico signor Deshimaru, il cui unico scopo è raccogliere e conservare le più svariate cose (ma ancor più la loro aurea) da cui le persone desiderano liberarsi, trasformandole in "esemplari": tre funghi che una ragazzina ha raccolto fra le ceneri dell'incendio in cui ha perso i genitori, i resti delle ossa dell'uccellino che per dieci anni ha fatto compagnia a un vecchietto, una musica composta per una ragazza dall'ex fidanzato... La lieve incrinatura iniziale tra il clima surreale e lo stile realistico e piano della narrazione, si fa di pagina in pagina più ampia, fino a farci percepire concretamente lo spessore perturbante del mistero assiepato dietro la patina di gesti e abitudini quotidiane. Al centro di tutto, forse, il potere magnetico che esercitano su ogni essere umano le proprie mancanze e le proprie ferite. Sarà il dono di un paio di eleganti scarpe da parte del principale a scatenare nella protagonista un processo di perdita di sé, fino all'insospettabile finale, verso cui precipita, come attratta da un destino magico e inesorabile, allo stesso tempo inquietante e liberatorio.
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