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L'amore normale

 

La storia raccontata in queste pagine è apparentemente “classica” nella sua dichiarata normalità, come si evince dal titolo preso in prestito da una battuta del film di Ettore Scola Dramma della gelosia, del 1970. Si parte da un doppio tradimento: Laura, insegnante, madre di due bambine, tradisce il marito Davide con Fabrizio, un ex fidanzato (a fare da detonatore i postumi di un tumore al seno e un incontro fortuito) e Davide a sua volta tradisce Laura con Mia, una giovane bibliotecaria. Non è un caso che il romanzo si apra e si concluda con un esergo de Le affinità elettive di Goethe, un classico dal quale il romanzo della Sarchi sembra partire, giocando sulla stessa struttura del quartetto amoroso, salvo poi allontanarsi e mostrare al lettore le variabili e le infinite possibilità di essere coppia.

A anni di distanza dal modello evocato, l’amore oggi chiede di essere raccontato con altri parametri: per questo forse, leggendo la seconda parte del libro della Sarchi ci possono venire in mente i romanzi di Updike, penso in particolare a Coppie che esplora, in modo nudo e crudo, le tensioni e le pulsioni della middle class americana negli anni Sessanta. Così anche nel romanzo della Sarchi, la trasgressione, accompagnata da una forte infelicità individuale, prende forma e il tradimento viene confessato alla luce del sole. La coppia dei due protagonisti, anziché affrontare la crisi attraverso un conflitto o una rottura - come si immagina il lettore – decide di fare un esperimento e provare a vivere coniugi e amanti tutti insieme. L’occasione viene offerta dalla vacanza estiva al mare: Laura e Davide affittano ormai da anni una villa al mare da una certa Giovanna, donna libera e dalle idee molto larghe. Comincia così la convivenza tra Laura, Davide e i loro rispettivi amanti, Fabrizio e Mia. Ma l’amore normale non regge l’esperimento che l’autrice con grande abilità narra. Ogni personaggio, a titolo della propria individualità, pretende di amare unicamente e, di conseguenza “normalmente”, senza riuscire però a dare davvero spazio all’altro. Ma è davvero possibile riuscire a vivere in coppia mantenendo alla luce del sole altre relazioni? Il finale è aperto e la scelta di adottare il punto di vista dei diversi personaggi ci ricorda che l’idea ottocentesca di un narratore onnisciente che espone teorie utili per leggere la realtà è sorpassata, ma ciò non significa certo che non si possano più raccontare delle belle storie, come è questa descritta dalla Sarchi. L’autrice non giudica i suoi personaggi e non suppone di raggiungere una verità, ma sembra piuttosto voler porre delle domande ai suoi lettori su cosa davvero sia “l’amore normale".

Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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